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Fittante: “Chiudete la pagina Onore e Dignità”

3 min di lettura

Vincenzo Torcasio Onore e dignità

Riceviamo e pubblichiamo la dichiarazione dell’On. Costantino Fittante in merito ai contenuti della pagina Facebook “Onore e Dignità”.

È preoccupante leggere i contenuti dei “post” di Vincenzo Torcasio, detto “Giappone”, pubblicati nella sua pagina Facebook e ancor di più scoprire quanti sono le persone che esprimono condivisione e sostegno per le cose che scrive.
Alias “Giappone” è stato condannato a 30 anni a conclusione del processo “Andromeda” e appartiene, secondo i Magistrati, ad una delle più agguerrite “cosche” lametine.
I messaggi che diffonde, come quello della sua fotografia con una pistola in mano, un’altra posata accanto a lui e la scritta “E se mi si inceppa lei che non mi ha mai tradito… state senza pensieri che c’è pure la sorella…”; il post trasmesso dopo la condanna con l’affermazione che “le guerre si vincono non le battaglie”;
la rassicurazione che “noi non ci disperiamo festeggiamo lo stesso San Valentino”, indicano che si è in presenza di un soggetto che fa uso di internet per affermare il potere suo e della sua parte, indicare percorsi processuali rassicuranti, per dimostrare che la pesante condanna in primo grado non scalfisce il suo consueto vivere quotidiano.

Il fatto che i suoi post piacciono a oltre 18 mila persone e che possa contare su altrettanti seguaci – presumibilmente in massima parte giovani, e ciò è allarmante – deve fare seriamente riflettere. Vuol dire che nel profondo della società lametina è diffusa una cultura che non ripudia la mafia, anzi è pronta ad esprime “piacere” per l’ostentazione del suo potere e per l’esaltazione della violenza che si esercita con la pistola che “non tradisce”.

D’accordo con Rocco Mangiardi. Bisogna chiudere questa pagina Facebook. Ma non basta perché quanto viene riportato dalla stampa, dimostra che non è stato sufficiente ciò che il movimento antimafia lametino ha finora fatto, il ruolo che ha svolto per affermare legalità, trasparenza, crescita civile e democratica, rifiuto “senza se e senza ma” della ‘ndrangheta e della sua cultura.
Che la parte sana della Città, malgrado le tante iniziative nelle scuola – ma per la verità molto poco tra imprenditori, commercianti, professionisti- non è riuscita a modificare il rapporto tra chi sta dalla parte della giustizia e chi si attarda nell’indifferenza, o peggio, rimane legato alla parte sbagliata, per ignoranza e/o paura, appartenenza e interessi. Se uno strato tanto consistente di cittadini è “affascinato” dai messaggi che lancia il “Giappone”, vuol dire che c’è da cambiare modo di fare antimafia per riuscire a penetrare nel profondo della stratificazione sociale lametina.
I rituali della semplice costituzione di “parte civile” nei processi di mafia, gli appuntamenti annuali durante i quali si parla di ciò che accade altrove (in Sicilia, a Roma e poco o niente a Lamezia), presentare libri o programmare spettacoli, possono ancora avere incidenza e importanza. Necessità però parallelamente a tutto questo darsi un programma di incontri specifici con le categorie produttive e professionali della Città, con l’associazionismo culturale, con le formazioni politiche e le espressioni istituzionali.
Iniziative capaci di elevare e allargare l’impegno antimafia, produrre pronunciamenti, determinare comportamenti coerenti, costruire il “bene comune” di una società civile, più giusta, libera e democratica. Un grande impegno che deve partire dalla collaborazione delle organizzazioni antimafia presenti sul territorio.
Una collaborazione che non significa rinuncia alle reciproche autonomie, ma che possa rappresentare il superamento delle asfittiche aggregazioni finora realizzate una larga unità di intenti e di attività con l’obiettivo di isolare la ‘ndrangheta, impedire la sua attività delittuosa, combattere la sua cultura.

Costantino Fittante

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