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Museo in Fiore, il Simbolo tema del secondo incontro

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Museo in Fiore, il Simbolo tema del secondo incontro

Museo in Fiore, il Simbolo tema del secondo incontro

Il Simbolo è il titolo del secondo dei quattro incontri Museo in Fiore, organizzati dal Museo Diocesano d’Arte Sacra di Lamezia Terme per il mese di Aprile in occasione del ventesimo anniversario della sua fondazione e finalizzati alla valorizzazione culturale della Calabria e al suo riscatto sociale.

Lo studioso internazionale Francesco Polopoli, partendo dall’etimologia del termine “simbolo”, nella accezione di mettere insieme,  ne ha illustrato i vari significati attraverso la rivisitazione del “Liber Figurarum” di Gioacchino da Fiore, la più bella opera di teologia figurale e simbolica sull’esegesi biblica e sul pensiero reale dell’abate calabrese, oggetto di studio in ogni parte del mondo.

Gli alberi e le figure geometriche di Gioacchino da Fiore  si traducono in immagini, parole scritte, simboli, elaborati in tempi diversi che offrono una valida chiave di lettura per una profonda comprensione del significato dei  colori, delle posizioni, della storia biblica o della storia della salvezza.

Il pensiero di Gioacchino da Fiore non resta chiuso nel Medioevo ma si proietta nei secoli futuri penetrando nei processi formativi della civiltà europea  e nella tradizione culturale e spirituale dell’Occidente.

Pertanto le idee, le profezie e le intuizioni dell’abate calabrese si impongono nel mondo moderno fungendo da guida nella nostra società che, pur attraversata da una evidente crisi di valori, ne recepisce ancora il  messaggio di speranza, rinnovamento, ottimismo.

«In un mondo che va allo scatafascio – ha precisato Polopoli – l’idea di una palingenesi rigenerativa e di una rifioritura di tempi spezza l’apocalittica politica in direzione di un cambio di pagina, basato sui bisogni di tutti.

Spero – ha proseguito –  che il superamento della crisi della Calabria, prospettata da Gioacchino da Fiore come terra della resurrezione spirituale della Terza Età, insieme a tutto il Mezzogiorno, prenda l’avvio da queste riflessioni. A questo punto ci troveremmo di fronte ad un’utopia di portata rivoluzionaria».

L’attualità di Gioacchino da Fiore  si riscontra perfino nel suo dinamismo e negli straordinari processi d’automazione dell’uomo del terzo millennio bisognoso di valori spirituali e morali atti a dominare e a controllare le inclinazioni fuorvianti conseguenziali all’ evoluzione tecnologica.

E ancora una volta, l’abate calabrese, che predica l’età dello Spirito, si offre ai bisogni ed alle esigenze dell’uomo contemporaneo come fonte per creare un adeguato equilibrio tra materia spirito e rinvigorire i valori su cui si fonda il vivere civile. Gioacchino, attraverso i simboli delle sue tavole  miniate, si fa portavoce dell’integrazione come educazione alla convivenza umana e alla solidarietà.

«Il messaggio – ha concluso Polopoli – che grida la sua persona è quello di allora  da traslare alle odierne realtà: gli esclusi non sono coloro che camminano ai bordi della società , ma noi stessi che ci chiudiamo all’ascolto di una società che ha bisogno di attenzione».

A completare la relazione sul simbolo anche la professoressa Giuliana De Fazio che ha illustrato alcune tavole del “Liber Figurarum” cogliendone le varie sfumature e significazioni alla luce della concezione dell’arte medioevale.

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