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Trame 7, Cirino Cristaldi racconta come il cinema ha influenzato la visione della Sicilia nel mondo

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Nel corso degli anni le emittenti televisive hanno sempre più compreso che parlare di mafia, mettere la criminalità al centro di serie tv, film e talk-show fa audience, la linfa vitale dei produttori televisivi e dell’intero mondo dello spettacolo. Dal pluripremiato “Il padrino” di Francis Ford Coppola del 1972, alla serie cult del 1984 “La piovra” fino ai più recenti “Il capo dei capi” e “L’onore e il rispetto”, la produzione televisiva è ricca di prodotti nati attorno al fenomeno mafia – nel mondo si contano oltre centotrenta pellicole il cui argomento principale è la criminalità organizzata siciliana. Tutte queste creazioni, in gran parte dei veri e propri successi di pubblico, hanno però intaccato non poco la già particolare visione della Sicilia e del Mezzogiorno in Italia e nel resto del mondo. Da qui nasce il lavoro del giornalista Cirino Cristaldi, autore del saggio “La mafia e i suoi stereotipi televisivi” (Bonfirraro editore), presentato ieri durante la giornata inaugurale della settima edizione di Trame Festival dei libri sulle mafie.

Anna Migotto e Cirino Cristaldi

«Un libro che parla di immagini, un lavoro che ripercorre la lunga e ricca storia di come la mafia, e in special modo Cosa Nostra, è stata rappresentata dalle televisioni» afferma la giornalista Mediaset Anna Migotto nell’introduzione alla discussione da lei coordinata. Immagini come quelle iconiche di Marlon Brando ne “Il padrino”, film che ha letteralmente ossessionato Cristaldi. «Non ne potevo più di vedere questo scempio della Sicilia in tv» dice l’autore in riferimento alla infinita produzione televisiva che ha tenuto e tiene incollati allo schermo milioni di spettatori. Tra le pagine del suo saggio, Cirino Cristaldi racconta una Sicilia che va oltre i triti e ritriti stigmi fatti da coppole, mammasantissima e lupare, stereotipi portati avanti da quelle televisioni rimaste ancorate all’immagine di una Sicilia antica e alla facile associazione mentale Sicilia-mafia. Cliché presenti anche nei doppiaggi italiani di molti cartoni animati dove l’italiano di turno viene sempre rappresentato come il furbo, l’ambiguo personaggio dal marcato accento meridionale sempre al centro delle attività più losche. Uno degli scopi primari de “La mafia e i suoi stereotipi televisivi” è quello di sottolineare e far riflettere sui punti chiave di questa visione distorta.

Con il proseguire della serata si è parlato anche della produzione relativa al fenomeno ‘ndrangheta, molto scarna rispetto al massiccio impegno dedicato dai produttori televisivi verso Cosa Nostra e, negli ultimi anni, Camorra. La Migotto spiega che ciò è dovuto alle morti eccellenti che hanno segnato gli anni più sanguinosi di Cosa Nostra. Cirino Cristaldi imputa questo al fatto che la figura della mafia siciliana è oramai ben salda nell’immaginario collettivo e per tal motivo assicura una vittoria certa in termini di ascolti.

Cristaldi ha tracciato anche le differenze tra i primi film del genere, il fortunato filone de “Il padrino” e “La piovra” su tutti, che hanno assunto un valore storico riconosciuto, e le più recenti produzioni di fiction che, invece, sono più dedite alla spettacolarizzazione e all’eccessivo sensazionalismo, mettendo da parte l’importanza di promuovere la memoria storica dei personaggi e dei fatti trattati.

Antonio Pagliuso

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