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Uniter in festa con Marcello Comitini e Paola Testa

2 min di lettura

Una serata teatro, musica, immagini e poesie, in una sala affollata di attenti e partecipi ascoltatori.
Paola Testa, arpista, era in elegante abito lungo, e Marcello  in camicia a righe bianche blu con maglione a girocollo prugna, elegante anche lui. Aspetto fotografie per confermare mie affermazioni.

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Scherzosamente ho iniziato così per far cessare la commozione della serata, la realizzazione immediata dell’evento, grazie a Costanza FalvoD’Urso che ha introdotto la serata presentando gli ospiti, dopo aver sciolto con naturalezza, nei pochi giorni precedenti, qualsiasi perplessità e ogni problema logistico.
Grande la disponibilità dell’Uniter di Lamezia Terme, associazione che ormai da 27 anni è presente sul territorio e grazie  al suo presidente Italo Leone.
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Dare vita agli anni è il motto dell’associazione, ed è lo stesso imperativo di Gabriella Barattia, amica e confidente poetica di Marcello, che ha presentato “Terra Colorata” iniziando con “vivere imparando” e terminando in salmo, cioè dando alle poesie di Marcello preferenza  sui Salmi.
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Poi il rapimento.
Sulle note create da Paola Testa “Recuerdos de la Alhambra – F.Tarrega” come brano iniziale, volavano le parole di Marcello, e di nuovo le note, ed ancora le parole, mentre scorrevano le immagini dei dipinti scelti dall’autore stesso, dipinti di Beatrice Borroni, la maggior parte.
” Non ho sentito nulla” un attimo di un bimbo palestinese di quattro anni che segnerà la sua vita, poesie come ” Il commensale sconosciuto”  “Ogni giorno un inganno” e poi “Danzare”
Tra poesie musica e colori all’improvviso, così mi parve, finì troppo presto il rapimento lasciando il languore di voler sentir ancora.
Dal simbolismo di Verlaine ai segni del nostro del tempo, ogni verso ci ha ricordato che noi siamo e non siamo,
“Io non sono un poeta,
sono un povero illuso
che traccia in parole la vita.”

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Così Marcello in questo che appartiene ad una sua prima ed introvabile pubblicazione degli anni settanta ” Un Ubriaco è morto” e che da Pavese a Caproni, delinea il suo esserci al mondo, con eleganza e discrezione, di lato, senza inseguire alcuna ribalta che non sia l’essere coerenti col proprio sentire. Amando i versi e la poesia.
Regalando la sua disponibilità ad essere amico e regalandomi i suoi versi affinché io a furia di leggerle le capisca!Ma si può afferrare la poesia e farne un possesso? Giammai…
Con la gioia immensa di aver potuto apprezzare momenti poetici e musicali che risentiremo applaudendo una volta di più.

Ippolita Luzzo

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