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Vent’anni fa Giovanni Paolo II sbarcava nella Cuba di Fidel Castro

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Il Papa nella sua visita a Cuba insieme a Fidel Castro

Il 21 gennaio 1998 la visita del Papa a Cuba

Il Papa nella sua visita a Cuba insieme a Fidel Castro

Sembra successo qualche settimana fa, invece sono già trascorsi vent’anni da quando, il 21 gennaio 1998, il Pontefice Romano che fu determinante nel contribuire al crollo dell’Urss compiva il suo ennesimo viaggio apostolico nientemeno che nell’isola di Cuba, una delle ultime roccaforti socialiste del nostro pianeta. Il viaggio, durato sei giorni (terminò il 26 gennaio), fu un punto di svolta epocale per la patria di Fidel Castro. Giovanni Paolo II fu accolto con tutti gli onori dal leader maximo che, per l’occasione e per la prima volta da quando era al potere, ricevette un Capo di Stato estero in completo e non con la sua storica divisa da Barbudo verde. Il Papa contraccambiava la visita che due anni prima Castro gli fece in Vaticano, in occasione di una riunione di Capi di Governo presso la FAO.

Castro, per onorare la visita del Papa, su invito del Segretario di Stato Vaticano dell’epoca, card. Sodano, liberò 106 detenuti politici su 260. Nei sei giorni della permanenza del successore di Pietro sull’isola centro americana, il Capo della Chiesa Cattolica avrà modo di incontrare e parlare con le diverse realtà sociali dell’isola, come i vescovi, i giovani, gli ammalati, il mondo accademico, i cristiani non cattolici, e soprattutto la popolazione cubana, afflitta da decenni di embargo economico e di una generale privazione di molte libertà individuali presenti nel mondo occidentale. Alla storica messa celebrata in piazza della Rivoluzione, dove campeggiava in primo piano la grande effige di Ernesto CHE Guevara, durante l’omelia Giovanni Paolo II disse queste famose parole: “Possa Cuba aprirsi con tutte le sue magnifiche possibilità al mondo e possa il mondo aprirsi a Cuba”.

Infatti dopo questa visita, il regime cubano ripristinò come feste pubbliche il Natale e la Pasqua e la ripresa dei rapporti diplomatici con il Vaticano, fece sì che nei decenni successivi si potesse giungere alla storica abrogazione dell’embargo economico imposto dagli USA fin dal lontano 1961 ai danni di Cuba, favorendo così i ricongiungimenti familiari attesi da decenni con gli esuli cubani rifugiatisi a Miami, e in generale una timida apertura del regime a delle proto-forme di economia capitalista, anticamera di quelle radicali riforme economiche che ancora oggi sta portando avanti il successore di Castro, il fratello Raúl.

Matteo Scalise

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