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Aeroporto di Crotone, un malato per il quale non si vuole trovare una cura decente

3 min di lettura

l'entrata dell'aeroporto sant'anna di crotone

Da anni predico la necessità di restituire completamente la funzionalità al Sant’Anna, l’aeroporto krotoniate che fu il mezzo di rivalutazione e rilancio di un parte della geografia di quella zona, in modo da essere capaci di uscire dall’isolamento dovuto alle distanze.

Aeroporto di Crotone Oggi, senza alcuna considerazione delle difficoltà sorte sul percorso aeroportuale, si parla, sempre più frequentemente, d’inventare uno scalo che funzioni da terzo livello o aviosuperficie, come fosse la panacea per sanare i mali del settore, da impiantare ex- novo in quel di Sibari, (abbiamo già l’esempio di Scalea, con un pista costruita in prossimità del fiume Lao, ferma al palo) mi dispiace per gli amici della sibarite, ma bisogna essere reali e concreti, la Calabria non ha un movimento di utilizzatori di aerotaxi, inoltre i costi sarebbero proibitivi per la costruzione di una pista con tutto l’apparato necessario, sia per l’uso dell’aeromobile che per il mantenimento, mentre invece può disporre dei suoi attuali tre aeroporti esistenti, senza fantascientifiche invenzioni di altre strutture.
Ho più volte spiegato la funzione, in termini di presenze, del triangolo aeroportuale Calabro, dove le zone sociali con una propria sacca utenza sono definite e definibili capaci di servire un certo numero di frequentatori del mezzo aereo. Se si pone un confronto, sia il Sant’Anna quanto il Tito Minniti sono equidistanti dal Lamezia Terme, capaci di dare un diverso impulso alla continuità aerea e, soprattutto, stabilire contatti rapidi indipendenti e non soggetti ai rischi del tratto ferroviario a binario unico o del via superficie che, pur modernizzato, non ha una velocità di congiungimento come un aereo.
La domanda che sorge spontanea è quindi “come mai” il Sant’Anna”, dopo i tempi trascorsi dell’Itavia, non ha un gestore fisso? Eppure, lo sgravio fiscale, che credo sia ancora esistente, consentirebbe un uso con il minimo dei costi, potendo operare immediatamente su ogni tipologia di tratte e di destinazioni.
Mi rendo conto, dopo tutti questi anni passati a duellare per rivedere le ali durature sul Sant’Anna, che è mancata la volontà della classe politica a rendere stabile le svariate riprese fatte a “spizzichi e bocconi”, un disinteresse strano derivante non certamente dalle solite diverse colorazioni, ma da una vera mancata conoscenza del settore e dei suoi benefici al futuro; nonostante ciò è stata costruita una struttura capace di fare concorrenza, in eleganza e prestanza territoriale, ad altre aerostazioni, purtroppo messa in piedi senza una garanzia di continuità.
L’ENAC, con il suo bando di gara ha inteso stilizzare il concetto di società unica come fosse un fatto nuovo, mettendo nel calmiere una concorso sui due lotti, Crotone e Reggio, da assegnare al miglior offerente, con tutto lo strascico che ne è venuto fuori senza concludere un nulla.
La società unica aeroportuale, nel concetto sociale, di chi, come me l’ha studiata e progettata assieme a gente fuori dal campanilismo comunale, è ben diversa da quella ventilata e ipotizzata, se realizzata nel suo insieme, forse sarebbe stata effettivamente la via per dare una svolta alle diverse strutture che, contrariamente, abbandonate al silenzio e all’inefficienza, diventerebbero altre costose croci arrugginite nel panorama squallido dei fallimenti regionali. Faccio, comunque, un’altra domanda, un quesito che formulo a me stesso dal lontano 1979, ovvero al di la delle svariate manifestazione di piazza con striscioni e cartelli ma con poca presenza cittadina,oltre la barriera degli idranti che a suo tempo hanno bagnato l’arrivo del volo inaugurale Ryanair, esiste una coscienza concreta che voglia veramente, ad ogni costo e con ogni mezzo, rivedere il proprio aeroporto riprendere a funzionare?
Non mi lascio incantare dalle continue dichiarazioni di principio o di verginità offesa, per l’aeroporto bisognava e bisogna agire con forza come è stato per l’Enichem, dove, forse per la prima volta, la città era unita a difesa di se stessa.

Mi dispiace doverlo ammettere, ma i tavoli rotondi di una certa politica sono solo sbuffi di vento e di parole che lasciano il tempo che trovano.
Intanto il Sant’Anna continua ad essere il gigante addormentato, sentinella di una costante inefficienza del modernismo sociale.

Gianfranco Turino

Segreteria Regionale Movimento Sociale Italiano – Fiamma Tricolore

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