LameziaTerme.it

Il giornale della tua città



Barbanti risponde a Talarico e Pacenza sul Centro Protesi Inail

3 min di lettura

Continua la querelle tra il Deputato PD Sebastiano Barbanti, l’ex presidente del Consiglio Regionale Franco Talarico e il Delegato per la sanità del Presidente Franco Pacenza sul Centro Protesi Inail. Ecco la risposta di Barbanti:


barbanti talarico Pacenza«Gli interventi a difesa del centro protesi INAIL di Lamezia Terme dell’ex presidente del Consiglio Regionale della passata amministrazione di centrodestra e del Delegato per la sanità del Presidente della presente amministrazione di centrosinistra, plasticamente hanno evidenziato la sinergia d’intenti.
In questi due anni ho ripetutamente sollecitato il presidente Oliverio a rifiutare quel progetto del centrodestra perché non portava all’attivazione del centro protesi INAIL di Lamezia Terme, dopo quasi vent’anni ed una spesa di oltre dieci milioni di euro.
Invece la decisione è stata di andare avanti investendo altre risorse per attivare una struttura, denominata Polo Integrato ASP-INAIL, nella quale mancheranno le funzioni essenziali di un centro protesi e cioè l’officina protesica. Un centro protesi senza protesi è inutile.
Questo ho sostenuto cercando una interlocuzione con il presidente che non ho avuto.
Il delegato Pacenza si affanna a dimostrare che non sono informato. E’ vero il contrario: proprio perché conoscevo e conosco i diversi interventi del presidente Oliverio ho ritenuto necessario intervenire nuovamente prima della definitiva conclusione, che, anche dalle sue affermazioni, sembra sia prossima.
Mi dispiace per il delegato Pacenza che proprio per il ruolo che svolge, dovrebbe essere più attento, come dovrebbe essere più informato sui posti letto di riabilitazione che sono stati assegnati all’ospedale di Lamezia Terme con il decreto 106 del 2012, cioè due anni prima della firma della convenzione, che, secondo il direttore generale Mancuso, avrebbero caratterizzato l’Ospedale di Lamezia come centro regionale per la riabilitazione.
Il presidente Oliverio intende andare avanti senza ascoltare le ragioni di Lamezia?
A Lamezia non ci  sembra una decisione giusta nemmeno se si volesse considerare l’utilità di avere la presenza di un ambulatorio, sul tipo di quelli che l’INAIL gestisce in diverse regioni, che sono, ovunque, allocate in strutture non dedicate.
Noi pensiamo che i posti letto di riabilitazione possono essere benissimo attivati nel nostro ospedale, che ha anche nella cosiddetta piastra una parte della struttura costruita per le specifiche funzioni, e che anche l’ambulatorio  gestito dall’INAIL possa essere ospitato in ospedale o in una delle strutture dell’ASP.
Invece l’attivazione di un centro di riabilitazione a gestione ospedaliera in un sito a 19 km di distanza, isolato e con difficoltà di collegamenti ci appare problematica ed anche, forse, dispendiosa.
Come non ci appare chiaro che tipo di gestione si andrà a creare con la  presenza di due enti nella stessa struttura.
Si tranquillizzi il delegato Pacenza e se ne faccia una ragione: non ho alcuna intenzione di ritirarmi in buon ordine sol perché il presidente Oliverio ha deciso, in perfetta autonomia, di far suo un progetto che, secondo noi, non risponde agli interessi della Città, che vengono prima, almeno per me, dell’appartenenza allo stesso partito.
Perciò  continuerò, più di quanto ho fatto finora, ad essere presente nella mia attività parlamentare a favore unicamente della Città che oggi rappresento in parlamento e cioè di Lamezia Terme.
Si tranquillizzi anche l’ex presidente del consiglio regionale Talarico che va cercando, lui sì, visibilità e nuovi crediti sulla sanità a Lamezia, che oggi ancora paga le immotivate ed ingiustificate decisioni dell’amministrazione di centrodestra, che ha emesso il decreto 18 del 2010, di cui lui è stato importante componente.
Nuova credibilità che è difficile che possa ottenere se ancor oggi non si è reso conto che i posti letto accreditati, di cui ancora oggi lui parla, non esistevano allora come non esistono ancora oggi a distanza di tre anni, semplicemente perché l’accreditamento è un processo che non si può concedere per appartenenza politica ma discende dalla rispondenza di una struttura ai previsti requisiti per esplicare una funzione.»

Sebastiano Barbanti

Deputato PD

Click to Hide Advanced Floating Content