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A barriquerta: che strana parola!

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barriquerta

È usata col significato di “ad ogni modo”, “ad ogni buon fine”, ci ricorda il lessicografo Santo Sesto, di compianta memoria: tale locuzione, presente nella parlata di Sambiase, assume, in quella di Nicastro, la forma a barriquestra

Dal punto di vista linguistico me la spiego come espressione precauzionale di saggezza anticipatrice: dal latino habere certa, cioè avere cose certe, quindi «premunirsi di fronte alle evenienze».

La gutturale (c) era sorda nel latino delle origini (suono -ke, que): un segno di mantenimento arcaico mantenuto nel nostro vernacolo.

A questo punto la mia ricerca si addiziona alla memoria, intrisa di tinte nostalgiche. Non posso non ricordare Francesco Gaspare La Scala, con cui spesso condividevo gli scavi archeolinguistici. Ecco un esempio di insonnia creativa per parteciparci insieme il significato delle nostre parole: «Stanotte ci ho pensato sopra e mi son chiesto se non fosse anche logico supporre quest’altra soluzione che ti illustro. La chiave di volta geniale è il termine habere, che tu genialmente hai riesumato, e che è ripetuto quasi integralmente nel nostro dialetto. Se fosse seguita da quaerita (nel senso di cose richieste o necessarie) anziché da certa (con significato molto affine): si eliminerebbe il passaggio problematico da C a Qu; sarebbe necessaria la sola sincope della “i”; si ridurrebbe al minimo l’escursione fonetica complessiva della frase; il significato diventerebbe ancora più calzante. Potrebbe infatti tradursi: (Per) avere, procurarsi tutto ciò che necessita o che può essere richiesto (nella eventuale circostanza). Tu che ne pensi?».

Bello questo interrogarsi, che traduce una ricerca che è tanto più vera quanto più manca il punto e basta epidittico ed assiomatico oltre che antipatico.

Prof. Francesco Polopoli

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