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Il Bastione di Malta: storia e curiosità del simbolo di Lamezia

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Scelto dall’artista Giorgio Pinna nella composizione dello stemma araldico di Lamezia Terme, il Bastione di Malta fa parte del complesso di torri costiere medievali, simbolo di un’epoca perduta

Quando fu affidato all’artista e insegnate di arte Giorgio Pinna il compito di realizzare il gonfalone della neonata città di Lamezia Terme nel 1968, la scelta ricadde su una versione stilizzata del Bastione di Malta, una imponente torre di 15 metri di altezza realizzata a metà del 1500.

Sicuramente sarà sembrato opportuno offrire alla memoria futura un rimando al passato che unisse i vecchi comuni di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia: la scelta della torre fortificata, vantava infatti una interessante storia che si snodava nei secoli, realizzata a guardia di un vasto territorio particolarmente ambito a causa della sua posizione strategica.

L’architettura, molto semplice nella sua impostazione, risale al XVI secolo e fu costruita al confine con l’attuale comune di Gizzeria Lido per volere del viceré di Napoli Pedro da Toledo per fronteggiare le incursioni saracene, ormai sempre più frequenti.

L’edificio godeva della potestà degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, noti come Ordine dei Cavalieri di Malta, gestori del vicino feudo di Sant’Eufemia Vetere e costruttori materiali della torre.

Si tratta di un monumento la cui impostazione strutturale si bassa su un tronco di piramide a base quadrata costituito da spesse mura, svasato al primo livello; questa forma scampanata ha fatto si che le popolazioni ivi allocate la identificassero in passato con l’appellativo di “veste a campana“. Si tratterebbe di un riferimento alle ampie gonne, dette appunto a campana, dell’ abito folkloristico femminile della piana lametina: la pacchiana.

Il bastione è stato realizzato in un’unica soluzione, tranne che per i due corpi presenti sul terrazzo posto a copertura in cui è presente anche un punto trigonometrico e si sviluppa su due livelli.

Il primo, sormontato da volte a botta, è un unico ampio ambiente; mentre il secondo è composto da tre ambienti con dimensioni più contenute. Attualmente gli interni sono privi di arredo e decorazioni, si possono apprezzare pochi elementi compositivi, quali un camino e qualche rientro finalizzato a dispensa o ripostiglio.

La maestosità del bene trova ampio riscontro nell’impatto visivo esterno: sul prospetto principale è possibile apprezzare lo stemma a scudo del Balì Fra Signorino Gattinara, con una iscrizione datata 1634 che gli attribuisce il merito di aver dotato il bastione di macchine belliche, ammodernandolo.

Grazie alla sua posizione venne utilizzato anche durante la Seconda Guerra Mondiale, assolvendo il suo ultimo compito militare: fu, di fatti, usato come postazione antiaerea.

Tante sono le leggende legate alla torre, prima tra tutte la presenza di un’antica via sotterranea che lo collegherebbe al castello normanno – svevo di San Teodoro. In realtà si tratta di una diceria sorta in occasione di una campagna di scavo nei locali del castello federiciano, che portò alla luce un ampio ambiente sotterraneo che i non addetti ai lavoro associarono all’ingresso di un cunicolo che si sarebbe dovuto snodare nel sottosuolo cittadino fino alla costa: in realtà si trattò semplicemente del ritrovamento della cisterna della fortezza.

Felicia Villella

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