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Biagio Miraglia, una vita per l’Italia

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Biagio Miraglia

Fu presbitero, patriota, poeta, giornalista, scrittore prolifico e funzionario statale. Mille vite diverse, un’unica passione: l’italia.

Biagio Miraglia nacque a Strongoli (KR) il 15 gennaio 1823, figlio naturale di Francesco Saverio (possidente agiato con la passione per l’archeologia e originario di Cosenza) e Anna Loira. Essendo i genitori non sposati ma conviventi, Miraglia sarà regolarizzato solo il 22 aprile 1831 tramite un apposito decreto reale. Fin da bambino espresse inclinazioni fortissime per gli studi umanistici e filosofici, favoriti dall’ambiente familiare colto e agiato dove crebbe (un suo zio paterno, Biagio Gioacchino Miraglia, fu poeta e patriota anch’esso, ma è conosciuto sopratutto in quanto fu brillante psichiatra che dirigerà per tanti anni il manicomio di Aversa, nel napoletano). I genitori, che desideravano per lui il sacerdozio, lo iscrissero dapprima presso il seminario di Cariati (CS)  e poi presso il facoltoso Collegio Italo – Albanese Sant’Adriano a San Demetrio Corone (CS), dove insegnavano sia ecclesiastici che laici di aperte idee liberali, che furono i precettori di moltissimi futuri patrioti calabresi.

Concluse la formazione presbiterale, su interessamento del vescovo di Cariati monsignor Nicola Golia, acquisendo la licenza in Sacra Teologia a Napoli, e qui sarà ordinato sacerdote. Nel frattempo Miraglia aveva stretto rapporti umani e letterari fortissimi a San Demetrio Corone con altri due grandi futuri letterati e patrioti calabresi Domenico Mauro e Vincenzo Padula, scribacchiando le sue prime composizioni poetiche dal sapore romantico ambientate in una cupa e sinistra Sila (Una visita al camposanto di Cariati, scritta nel 1842 e pubblicata a Napoli è da considerarsi una delle sue prime poesie), mentre negli anni partenopei fu appassionato discepolo del filosofo illuminista Pasquale Galluppi che influenzò moltissimo le sue già radicali convinzioni politiche.

Biagio Miraglia vegliardo

Miraglia patriota e giornalista

L’amore per lo studio e la carriera ecclesiastica (era già canonico della Cattedrale di Strongoli) però non bastavano al Miraglia. Di accese idee repubblicane, rinunciò al sacerdozio e aderì con entusiasmo alla setta carbonara I figli della giovine Italia fondata la patriota napetino Benedetto Musolino in cui militavano anche altri giovani patrioti quali, fra i tanti, il lametino Giovanni Nicotera e il cosentino Luigi Miceli. Nel 1844 partecipò dunque ai moti di Cosenza (che dettero il via alla spedizione fallimentare in terra calabrese dei fratelli Bandiera) che gli costarono ben 6 anni di carcere duro, che furono però amnistiati. Seppur non più prete, conservò prudentemente la talare che se ne servì in più occasioni per camuffarsi e sfuggire così alla polizia borbonica. Nel 1847 lo troviamo impegnato ad organizzare i mai avvenuti moti di Reggio Calabria. Arrestato nuovamente, fu portato nelle carceri di Cosenza da dove però fu nuovamente amnistiato l’anno successivo in occasione della concessione regia della Costituzione (1848). In tutto questo tempo Miraglia, oltre all’azione, servirà la Causa Nazionale anche come giornalista scrivendo articoli graffianti di stampo patriottico o di taglio letterario su giornali quali L’Italiano delle Calabrie, Il Calabrese e Omnibus letterario.

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Nel 1848 fu di nuovo a Cosenza, dove aiutò l’insurrezione ivi scoppiata facendo le funzioni di segretario del locale Comitato di Salute Pubblica, Ufficiale di Stato Maggiore dell’esercito costituto dai ribelli, Commissario con pieni poteri (militari e civili) a Castrovillari e direttore del giornale ufficiale del governo rivoluzionario, L’Italiano delle Calabrie. L’anno dopo lo ritroviamo (poichè era riuscito nuovamente a scappare dal carcere duro) a Roma presso la Repubblica Romana retta da Giuseppe Mazzini, dove Miraglia era direttore del giornale Il Monitore ufficiale. Caduta la Repubblica Romana e restaurato il Papato, lo ritroviamo a fianco di Giuseppe Garibaldi nello scontro di Velletri (maggio 1849) contro le truppe borboniche. Fuggito a Genova, qui potè vivere tranquillamente in attesa della spedizione garibaldina del 1860, sposandosi con Anna Merolli (una pittrice conosciuta a Roma) che le darà un maschio, Arturo, e due femmine, Bice (futura scrittrice di novelle) e Adele. In questi anni si mantenne scrivendo libri di memorie e articoli di giornale, ma desiderava ancora l’azione. Nel 1853 si trasferì a Torino dove frequentò molti liberali calabresi (aderirà al circolo culturale Società Nazionale Italiana) e strinse importanti legami con la Casa Reale sabauda, sopratutto col primo ministro Camillo Benso di Cavour, il quale lo inviò come suo emissario speciale per controllare la situazione a Napoli nel luglio 1860.

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Miraglia funzionario statale

Dal settembre 1860 Miraglia iniziò la sua carriera burocratica presso il Ministero degli interni nelle molteplici vesti di Capo Dipartimento, presidente della Commissione Nazionale sui teatri (non esisteva allora il Ministero dei Beni Culturali), primo direttore dell’Archivio di Stato di Roma e sovraintendente agli Archivi Romani (1871 – 1877). Concluse la sua prestigiosa carriera nelle vesti di prefetto a Pisa (1877 – 1881) e Bari (1881 – 1883). Residente a Firenze dal 1865, morirà il 10 aprile 1885 (aveva solo 62 anni) e qui riposano le sue ceneri presso il cimitero di Monte alle Croci. Per il suo stretto legame con la famiglia reale Vittorio Emanuele II gli conferì nel 1861 il titolo di cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Targa commemorativa a Biagio Miraglia presso la casa natale a Strongoli (KR)
photo tratta da http://strongoli-petelia.blogspot.com

Miraglia scrittore e il ricordo postumo

La produzione letteraria del Miraglia è sovrabbondante, e va dalle produzioni poetiche a quelle saggistiche, teatrali, politiche, iniziate appena diciassettenne e molte lasciate incompiute a causa della morte improvvisa. Ci limitiamo a citare qualche titolo. Di argomento politico sono ad esempio: Storia della rivoluzione romana (1849); Un fiore di poesia su la tomba di Carlo Alberto (1853) e Il Piemonte e la rivoluzione italiana (1857). Di  argomento letterario sono ad esempio: Il brigante (1844); Cinque novelle calabresi precedute da un discorso intorno alle condizioni attuali della letteratura italiana (1856); A Firenze: sonetti (1876) e Versi editi e inediti (1879). Infine, di argomento  storico – filosofico sono ad esempio: Storia della rivoluzione romana (1850); Sull’ordinamento della amministrazione civile e sull’indole della rivoluzione italiana: studii (1863) e Introduzione alla scienza della storia: con altri scritti editi ed inediti (1866). Oggi Miraglia è ricordato nella natia Strongoli con periodici incontri di stampo convegnistico a cura di associazioni culturali, con una targa presso la sua abitazione natale, l’intestazione delle scuole medie e di una via. Vie a suo nome risultano presenti anche a Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, Napoli.

M.S.

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