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Bressi e Caracciolo: La Calabria è meno…Italia Viva!!

2 min di lettura

“La notizia della fuoriuscita da Italia Viva, in Calabria, di dirigenti e amministratori locali, è un fatto che merita delle riflessioni e non può essere sottaciuto” affermano, in una nota, Rosario Bressi  (Assemblea Nazionale IV) e Vitaliano Caracciolo (IV Catanzaro)

Quando persone, con le quali hai condiviso riflessioni e battaglie intorno alla politica e con le quali hai condiviso momenti di amicizia, lasciano il tuo stesso partito è sempre un momento di naturale scoramento.

Leggere le motivazioni alla base delle quali va inquadrata una scelta così forte non è semplice.

Non lo è per noi, che molte di quelle considerazioni le denunciamo da tempo.

Troppo tempo!

Non è semplice perché, anche gli ultimi accadimenti dal sapore squisitamente politico interrogano valori e principi nei quali fieramente crediamo e strenuamente difendiamo.

Immaginiamo che la scelta sia stata oltremodo sofferta e, come ogni scelta, sottende una riflessione.

Una riflessione che non può che partire dal sentimento intimo di trovarsi davanti ad un evidente fallimento di chi ne porta inevitabili e chiarissime responsabilità.

Quelle responsabilità che dovranno emergere con estrema urgenza e che portano in grembo interrogativi e conseguenti, quanto immediati, chiarimenti.

La guida dei processi politici di un partito hanno sempre dei nomi e dei cognomi e, come spesso accade, non hanno confini territoriali ma legami inevitabili nella catena di comando.

Ebbene, se da un lato le risposte e le assunzioni di responsabilità dovranno arrivare da chi ha gestito in questo anno e mezzo il partito in Calabria, dall’altro nessuno può immaginare che i plenipotenziari romani possano cavarsela con una banale alzata di spalle.

Un partito è tale se la filiera organizzativa, e quindi delle responsabilità, è chiara e si muove all’unisono con il principio della trasparenza e della condivisione.

E siccome pensiamo, ancora, che Italia Viva sia un partito necessario, stante la nostra convinzione che esso si muoverà dentro i valori ideali figli della Leopolda e dentro il necessario rispetto di militanti, dirigenti e sostenitori, ci aspettiamo che i recenti abbandoni segnino quella necessaria svolta organizzativa e politica che non può che passare da una rinnovata volontà di strutturare il partito in Calabria.

Un partito che abbia voglia di cambiare radicalmente l’approccio politico e che valorizzi concretamente le risorse, le energie, la passione e le competenze di dirigenti e militanti liberi dalle logiche di appartenenza spicciola e di vassallaggio che, senza ombra di dubbio, sono state alla base del disagio diffuso che continua a percepirsi al netto degli abbandoni delle ultime ore.

Il partito del “fu rottamatore” non ha ragione di esistere se in luogo dell’innovazione e del rinnovamento di logiche e personaggi, pratica atteggiamenti di puro feudalesimo messi in atto da dignitari e baronesse.

Se così non fosse, non basterà l’opera taumaturgica del leader e delle sue brillanti intuizioni.

Se così non fosse, la reazione alle umiliazioni sarà talmente potente da provocare, non già l’emorragia attuale, ma l’ineluttabile “morte cerebrale” di un partito che, sicuramente in Calabria, non è mai nato.

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