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Bruno Chimirri, il figlio illustre di Serra San Bruno

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Bruno Chimirri

Avvocato e liberale conservatore, fu tra i primi deputati calabresi eletti nel Parlamento italiano d’estrazione non aristocratica.

Bruno Chimirri

Bruno Chimirri nacque a Serra San Bruno (VV) il 24 gennaio 1842 da Luigi e Caterina Corapi, che ebbero in totale nove figli. Seppur non aristocratici, i Chimirri erano una famiglia benestante, il cui palazzo di famiglia è ancora presente ed utilizzato nel comune delle Serre vibonesi.

Dopo aver frequentato il liceo classico Pasquale Galluppi di Catanzaro, si laureò in giurisprudenza a Napoli, di cui purtroppo non siamo riusciti a risalire alla data precisa. Rimasto celibe, Chimirri esercitò l’avvocatura sia a Napoli che a Catanzaro, dove divenne in breve tempo fra gli avvocati più brillanti, coltivando al contempo le sue passioni culturali quali lo studio dell’opera pittorica di Mattia Preti e la lettura della Comedia Dantesca, nonché l’attività di conferenziere in giro per l’Italia per l’elaborazione di un moderno sistema legislativo per la tutela sul lavoro. Iniziato alla Massoneria reggina nel 1865, nonostante la sua intensa attività parlamentare e ministeriale rimarrà sempre legato al suo paese natale e in generale alla sua regione d’origine.

Infatti nella prima metà del XX secolo vedrà il Chimirri battersi in Parlamento per l’approvazione delle leggi speciali a beneficio della sua regione quali la Pro Calabria del 1906 che sostenesse lo sviluppo economico e industriale, e nello specifico per le Serre Chimirri propose inutilmente la creazione di un troncone ferroviario che l’attraversasse e fosse collegata alla linea Salerno – Reggio Calabria, mentre solo due anni dopo, nel 1908, propose nuovamente leggi speciali che aiutassero la Calabria sconvolta dal tremendo terremoto di quell’anno e fu nominato di conseguenza Commissario governativo per la gestione e l’esercizio della tutela degli orfani del terremoto.

Nel 1911 fu assieme ad altri notabili di Serra San Bruno finanziatore per la costruzione di una moderna scuola elementare che usasse come metodo pedagogico quello teorizzato da Maria Montessori. Per questa sua opera filantropica e benefica godrà della incondizionata amicizia del poeta – scalpellino compaesano mastru Bruno Pelaggi che gli dedicherà una poesia in vernacolo serrese.

Serra San Bruno (VV), inizio XX secolo

Chimirri parlamentare e ministro

Chimirri tenterà una prima volta di entrare in Parlamento nel 1874 per il collegio di Serra, sfiorando l’elezione. Ritentò nel 1876 con grande successo personale non soltanto per la percentuale altissima di votanti in suo favore, ma anche perchè per la prima volta un semi sconosciuto avvocato di provincia, senza origini aristocratiche, veniva eletto in un collegio meridionale contribuendo alla crisi di consenso elettorale del blocco politico fin a quel momento dominante, la Destra Storica, la quale cederà le redini del governo da questo momento alla Sinistra Storica di Agostino Depretis.

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Chimirri allora per tutta la sua lunga carriera politica si porrà su posizioni moderate, non schierandosi mai apertamente per alcuna fazione politica, essendo lui un uomo che teneva più al concreto nell’azione politica che al teorico. Possiamo però definire il Chimirri certamente un importante esponente del liberalismo moderato e cattolico. Coerentemente con questa sua visione conservatrice e paternalistica dell’agire politico Chimirri si distinguerà sempre per le decisioni politiche prese individualmente davanti ai grandi dibattiti politici dell’epoca. Sarà ad ogni modo amico personale di importanti personalità politiche conservatrici del tempo quali il marchese Antonio Starabba di Rudinì e l’economista Quintino Sella.

Chimirri osteggiò fin quando fu Capo dell’esecutivo la politica intrapresa da Depretis perchè la riteneva demagogica e corruttrice, tutta tesa al mantenimento esclusivo del potere da parte dei suoi esponenti nazionali. In questo senso allora possiamo interpretare l’ostilità del Chimirri nel non estendere il diritto di voto a tutti gli italiani maschi con censo di almeno 19 lire, che avessero compiuto 21 anni e con la licenza minima di seconda elementare proposta nel 1880 e comunque approvata. Ostile anche alle politiche protezionistiche in ambito economico dei governi Depretis, Chimirri godrà per un breve periodo anche della simpatia e del corteggiamento politico dei dissidenti interni al Depretis, la cosiddetta “sinistra crispina” che aspirava a spodestarlo. Grazie alla sua poca definibile collocazione politica Chimirri sarà rieletto sistematicamente alle consultazioni politiche del 1880 e fino a quelle del 1909. Il sostegno politico da lui promesso ai governi autoritari di fine XIX secolo fruttarono al Chimirri brevi ma importanti esperienze ministeriali nelle vesti di ministro dell’Agricoltura (febbraio – dicembre 1891) e di ministro di Grazia e Giustizia sotto il I governo di Rudinì (gennaio-maggio 1892), dove ebbe per collega agli Interni il lametino Giovanni Nicotera e la vicepresidenza della Camera (giugno 1895 – marzo 1897).

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La lunghissima attività parlamentare di Chimirri, che ebbe per colleghi in Parlamento i corregionali Benedetto Musolino, Luigi Miceli, Giuseppe De Nava, Francesco De Luca e Gaspare Colosimo si può riassumere in poche ma significative iniziative politiche. Non possiamo non ricordare il suo disegno di legge, già teorizzato anni prima in molte conferenze, per un sistema legislativo per la creazione di assicurazioni sociali contro gli infortuni sul lavoro (1885) però talmente stravolta dagli intenti originari nelle commissioni parlamentari competenti che lo costrinsero a votare contro la sua approvazione; ancora le sue iniziative legislative favorevoli alla Chiesa Cattolica, i cui rapporti diplomatici si poggiavano fin dal 1862 sulla Questione Romana, quali la sua contrarietà verso disegni di leggi potenzialmente danneggianti la stessa come l’abolizione delle decime sacramentali (1887), le norme che avrebbero punito gli abusi dei ministri di culto (1888), l’esclusione del clero dall’amministrazione delle congregazioni di carità (1889) che si volevano inserire nel nuovo Codice di diritto penale redatto da Giuseppe Zanardelli. Sarà per l’ultima volta ministro al dicastero delle Finanze con l’interim al Tesoro (giugno 1900 – febbraio 1901)  sotto l’incolore governo Saracco.

Busto di Bruno Chimirri sito nella Biblioteca Comunale di Catanzaro

Con l’avvento alla presidenza del Consiglio del politico piemontese Giovanni Giolitti, Chimirri inizialmente si pose come suo oppositore, valutando però caso per caso il suo voto alle iniziative legislative da lui messe in atto, comportandosi dunque come un ultimo notabile della ormai superata stagione politica post unitaria della Destra Storica.

Nel 1912 voterà favorevolmente per il diritto di voto universale dei maschi italiani proposto dell’ultimo governo giolittiano mentre nel 1914 si schierò fieramente contro l’interventismo ideologico sostenuto dal nuovo presidente del Consiglio Antonio Salandra per l’entrata in guerra dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale (1915-1918), inutilmente.

Gli ultimi anni, la morte e il ricordo postumo

Dopo undici legislature consecutive, Chimirri nel 1913 sarà nominato con decreto regio senatore del regno di terza categoria, e dal 1914 ritornò a vivere stabilmente fra la sua Serra San Bruno e la villa di famiglia ad Amato (CZ) dove lo coglierà la morte il 28 ottobre 1917. A Bruno Chimirri sono intitolati una via e un Istituto tecnico superiore a Serra San Bruno (VV), mentre a Catanzaro gli sono state intitolate una via, la Biblioteca Comunale e un Istituto tecnico. Una via a suo nome è presente anche ad Amato (CZ).

M. S.

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