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Cittadinanzattiva-TDM: lettera aperta di denuncia al Dirigente Asp di CZ

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di denuncia di un membro di Cittadinanzattiva-Tribunale per i Diritti del Malato di Lamezia Terme, inviata al Dirigente ASP CZ

Egregio Dirigente,

ho avuto qualche iniziale incertezza sull’opportunità di scriverLe in considerazione della mia appartenenza a Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del Malato che mi colloca, anche come destinatario di un disservizio, in una posizione di privilegio per l’inclinazione, ormai fattasi attitudine, ad attenzionare gli eventi portatori di disagio per l’utenza ed, in modo specifico, per quella portatrice di particolari fragilità. Poi mi sono deciso, convinto che la mia testimonianza avrebbe prodotto utili ricadute su chi, al disservizio subito, sovente reagisce con l’immediata “incazzatura” seguita da definitiva rassegnazione.

E veniamo al fatto! Dopo aver prenotato la mia visita di controllo fisiatrico, successiva ad un ciclo post operatorio di fisioterapie a cui mi sono sottoposto presso l’INAIL di San Pietro Lametino e di cui non posso non testimoniare l’efficienza sia a livello di accoglienza che professionale, mi sono presentato, alle ore 9,00 di ieri 4 giugno 2021, come indicato espressamente nell’allegata prescrizione rilasciata dall’ASP, all’ospedale “Giovanni Paolo II” via A. Perugini di Lamezia Terme.

Dopo aver atteso che si aprisse qualche porta, 20 minuti dopo, contattavo il Centro dell’Inail che mi informava che le visite fisiatriche, da un bel po’ di tempo, si facevano esclusivamente presso l’ex Agroalimentare-Fondazione Terina, nel territorio ex SIR.

Essendo sprovvisto di mezzo privato, e in assenza di un servizio di trasporto pubblico per i destinatari delle terapie fisiatriche, ho dovuto attendere che un mio congiunto si liberasse da un proprio impegno per essere accompagnato all’Inail e sottopormi a visita. Oggi è capitato a me il compito di  rilevare inefficienze e di chiedere correttivi, ma potrebbe capitare ad ogni cittadino con più inclinazione a rassegnarsi piuttosto che a reagire e a proporre.

Consapevole che tale disavventura non nasce probabilmente da una omissione dolosa,  con annessa rilevanza penale, ma quasi certamente da una grave disattenzione di chi avrebbe dovuto curare l’aggiornamento del modello di prenotazione, ritengo, con intendimento esclusivamente costruttivo, di suggerire:

  1. l’aggiornamento del modello di prenotazione con indicazione precisa dell’indirizzo, nel caso oggetto dei miei rilievi, coincidente con quello dell’Unità Diagnostica erogatrice;
  2. Attivazione di un servizio sistematico di trasporto pubblico che renda raggiungibile agevolmente il centro di medicina riabilitativa di San Pietro Lametino.

Sono un iscritto al Movimento  Cittadinanzattiva  e mai come oggi, in quanto tale, mi sono sentito chiamare in causa per testimoniare un disagio vissuto insieme a tanti cittadini in attesa di essere vaccinati ( insegnanti, ultraottantenni e malati portatori di specifiche fragilità), assembrati davanti all’unico ingresso del nostro ospedale, predisposto (uso un eufemismo) per accoglierli.

Tutti convocati in modalità telematiche, anch’esse complicate, ma, tutto sommato, accessibili e rispettosi del distanziamento. Ieri pomeriggio, ho accompagnato al “Giovanni Paolo ll” mia nipote (insegnante), prenotata per il vaccino anticovid dalle ore 15,00 alle ore 16,00; c’erano già circa 100 persone che aspettavano di essere chiamate e solo intorno alle 16,50, ormai in coassembramento con i prenotati dell’ora successiva, riuscivamo ad entrare all’interno dell’ospedale, ma la parte del corridoio che ospita, abitualmente gli ambulatori specialistici, per l’occasione adibita a centro vaccinazione, era anch’essa in assembramento con code davanti alle tre postazioni, posizionate a poca distanza l’una dall’altra. Leggermente distanziata la postazione per i destinatari del vaccino Pfizer .

Da lì in poi, un corridoio vuoto, quasi desolato, così come gli altri ambulatori  con le porte spalancate e il contenitore dell’igienizzante in bella mostra. Solo nella Cappella un coro di fedeli, rigorosamente distanziati, ad intonare un canto religioso con tonalità Gregoriane. La Chiesa si prepara, anche con limitazioni rigorose, a celebrare la morte e la passione di Cristo. Solo chi organizza i servizi come il piano locale di vaccinazione nell’ospedale di Lamezia Terme si limita purtroppo ad accentuare il peso della Croce. Certo non si può negare che la Via Crucis della sanità pubblica lametina, calabrese, e non solo, sia in dirittura d’arrivo verso il Calvario.

Mi sono chiesto, se sia o meno passato mezzo secolo da quando il nostro ospedale è sorto per conoscere il numero degli ingressi alla struttura sanitaria, peraltro rintracciabili  su qualche ormai ingiallita planimetria. Ma al di là di questo, mi sono chiesto se un centro di vaccinazione possa essere gestito utilizzando un solo ingresso, con prevedibili assembramenti e, quindi possibili rischi di contagio. Disponendo di diversi ingressi, il buon senso avrebbe dovuto suggerire,  a mio avviso, degli opportuni accorgimenti; alcuni dei quali mi permetto di indicare:

  1. attivazione di almeno tre vie di accesso per accogliere separatamente le varie tipologie di utenti, compresi i due ingressi laterali e distribuzione delle  tre postazioni lungo l’intero corridoio,  evitando l’intasamento di una  sola ala;
  2. trasformazione dell’aula dei convegni “Ferrante” in sala di attesa dei vaccinandi, spostando l’operatrice addetta alla raccolta dei documenti in un luogo più piccolo e riservato;
  3. attivazione di un display nei punti di attesa evitando code inutili e, come è accaduto, ingiustificati assembramenti.

Alla luce dell’esperienza vissuta, per il momento indirettamente, e successivamente, quando rientrerò nello scorrimento geriatrico, da cittadino attivo e non rassegnato voglio  auspicare  che qualche accorgimento nella direzione sopra proposta possa concorrere a superare le segnalate criticità.

Con questo auspicio, mi sembra utile, in quanto appartenente a Cittadinanzattiva, citare il significativo prologo al  suo  Statuto: “ Dovunque un essere umano si trovi in situazioni di soggezione, sofferenza e alienazione e queste situazioni siano imputabili a responsabilità individuali, sociali, organizzative, istituzionali o culturali, Cittadinanzattiva interviene in sua difesa, senza distinzioni di razza, nazionalità, condizione sociale, sesso, età, religione, appartenenza politica e statuto giuridico, e agisce nei confronti di qualsiasi soggetto, sia di diritto pubblico che di diritto privato, anche attraverso attività di conciliazione e mediazione sociale, azioni di tutela diretta o con iniziative dirette all’affermazione di un nuovo diritto”.

Di questo prologo mi faccio umile divulgatore proprio in questa vicenda pandemica, con la spada di Damocle a ridosso della nostra pelle e con il rischio, di trasformare gli effetti della disorganizzazione di un’azienda sanitaria in una tragica uscita di scena.

Fiore Isabella

Cittadinanzattiva Lamezia Terme

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