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Il clima ha dimezzato il miele calabrese. Un vaso su due è straniero

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Nelle campagne calabresi le aziende apistiche in questi hanno investito costantemente creando anche virtuosi sistemi di promozione del territorio

Comunicato Stampa

Nel 2018 – comunica Coldiretti  – si registravano 600 aziende professionali con partita Iva con oltre 80.000 alveari allevati, (fonte Banca Dati Apistica Nazionale) oltre agli hobbisti.

Ma, per effetto del crollo della produzione che si è praticamente dimezzata  – aggiunge – nella prima parte della campagna produttiva 2019 sugli scaffali dei negozi e supermercati più di un vaso su due contiene in realtà miele proveniente dall’estero.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea, che trova conferme anche nei territori  calabresi maggiormente interessati, dalla quale si evince che quest’anno la sola produzione di miele di acacia e agrumi ha fatto registrare una contrazione di oltre il 40% con una sensibile riduzione dei ricavi per gli apicoltori.

A pesare è stato l’andamento climatico anomalo del 2019 che – sottolinea la Coldiretti – è stato caratterizzato da primi mesi dell’anno particolarmente siccitosi ai quali ha fatto seguito un maggio freddo e bagnato, ma poi un giugno bollente.

La sofferenza delle api – precisa la Coldiretti – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

Il risultato è che quest’anno la produzione è dimezzata mentre sono cresciute le importazioni e si evidenzia che circa la metà arriva dall’Ungheria  e quasi il 10% dalla Cina. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero spesso di bassa qualità- consiglia Coldiretti-  occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure conviene rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nella rete di Campagna Amica.

Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria, fortemente sostenuta dalla Coldiretti.

La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

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