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Dal Convento domenicano al complesso di Savutano: il culto di Santa Maria Goretti

2 min di lettura
Santa Maria Goretti

Pura ne l’alma

saggio, l’esempio brilla.

Ligio adoprar!

Solo, infatuata mente

manda, in Ciel, grato ardor…

A San Domenico di Nicastro, una sua statua campeggia proprio all’ingresso a sinistra, sotto il dipinto di Francesco Colelli (1734-1820): la Madonna del Carmine tra i SS. Giacinto e Teresa d’Avila.

Lei, piccola e minuta, alla destra del (Padre) Bambinello di Praga nel bellissimo edificio domenicano.

Nel rione di Savutano, varcato il sagrato delle recentissima Chiesa, a lei intitolata, è sempre lei ad attendere i fedeli, questa volta, però, alla destra, perché a sinistra, sta un’altra Maria, la Madre di Dio.

La parrocchia di Santa Maria Goretti
La parrocchia di Santa Maria Goretti

Sembra proprio che in una prossemica del sacro le due Comunità religiose dialoghino in tandem: sacrosante intenzioni, mi va di aggiungere!

Ma cosa rappresenta oggi questa minuscola bambina e chi fu, grosso modo, nel Novecento?

Intanto, Maria Goretti con gli anni è diventata un simbolo delle violenze che le donne subiscono e protettrice di tutte le vittime di stupro: un caso di femminicidio di allora (redento dalla volontà della piccola di desiderare il Paradiso per il suo carnefice: qui sta l’oltre, che è impensabile umanamente, e che la assimila al gesto di Cristo passionato).

Statua di Santa Maria Goretti a Savutano
Statua di Santa Maria Goretti a Savutano

Detto ciò, al secolo, fu la figlia di Luigi Goretti ed Assunta Carlini: un germoglio di femminilità appena sbocciato per tutta la sua comunità, non solo quella familiare. Il 6 luglio del 1902, a dodici anni, morì dopo il tentativo di stupro di Alessandro Serenelli, figlio di una famiglia amica alla sua. Serenelli aveva tentato di violentarla: lei aveva resistito e alla fine lui, in preda a un terribile raptus, l’aveva ferita a morte con un punteruolo. Fu canonizzata da papa Pio XII nel 1950: poche parole per tratteggiarla, quindi, rievocandola nel santo silenzio delle sue azioni.

Al di là della statuaria, mi sono chiesto più volte come fosse stata fisicamente: si sa che ogni Santino è solitamente una trasfigurazione del rappresentato.

La lunga ricerca di Fortunato Ciomei e di Ugo de Angelis ha portato a una grande scoperta: ecco l’unica foto della nostra martire insieme ai suoi fratelli, scattata pochi mesi prima del suo assassinio nel 1902.

Questo è, invece, su indicazione di sua madre, il primo ritratto del pittore nettunese G. Brovelli- Soffredini (1867-1939) del 1929.

Un metro e trentotto centimetri, visibilmente sottopeso, dice il suo referto autoptico, come certificato di morte: di gran lunga maggiore è stato, evidentemente, il peso della sua anima per la Sacra Corte.

Il suo nome, infatti, raccoglie sempre più frutto: ed ovunque!

N.B.: Un particolare ringraziamento a don Pino Angotti e a don Antonio Brando, cui sono legato nella stima più sincera. Quanto al corredo fotografico, ringrazio il mio caro amico Gianluca Tassone.

Prof. Francesco Polopoli

 

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