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Coordinamento sanità 19 Marzo: “Coronavirus, non lasciamo Lamezia impreparata”

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Ospedale Lamezia Terme

LAMEZIA. Il coordinamento sanità 19 Marzo continua la sua opera di monitoraggio sul funzionamento e sull’efficienza del sistema sanitario locale, soprattutto in questo difficilissimo periodo segnato dalla pandemia da Covid-19. Il sodalizio sollecita ancora una volta la Regione Calabria a voler prendere ogni misura necessaria a favore del nosocomio lametino e degli operatori sanitari, al fine di arginare il contagio con mezzi e disposizioni adeguate all’emergenza in corso.

 

Comunicato stampa:

“In attesa di conoscere quando e come saranno effettuati i tamponi a tappeto sul territorio per individuare i portatori sani di Covid-19, misura questa che nelle settimane in cui è previsto il picco potrebbe essere efficace per isolare casi, sollecitiamo la Regione ed ogni istituzione a lavoro a voler prendere ogni altra misura e, soprattutto, a volerla effettivamente realizzare. Ci chiediamo poi se i laboratori analisi presenti attualmente nel catanzarese riuscirebbero a fornire risposte tempestive a questa pubblicizzata attività di tamponi a tappeto per il territorio. Non se ne parla, ma riusciremo veramente ad attuare questa misura? Attendiamo ancora risposte in merito!
Meritano ancora un ringraziamento gli operatori tutti impegnati quotidianamente a contrastare l’emergenza. Invitiamo ed incoraggiamo gli stessi a tenere duro, con ogni precauzione in corsia, proprio in questo momento. Non dimentichiamo le Forze dell’Ordine che speriamo continuino con i controlli di chi viene dal Nord.

Sappiamo poi che il Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Catanzaro sta svolgendo il suo importante lavoro – ricordiamo che ha un ruolo centrale poiché monitora la situazione sul territorio e, infatti, dalla data di adozione della prima ordinanza regionale, tutti i soggetti residenti o domiciliati nell’intero territorio regionale e che vi facciano rientro da altre regioni o dall’estero devono comunicare tale circostanza al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale competente per territorio, con l’obbligo di osservare la quarantena domiciliare per 14 giorni dall’arrivo con divieto di contatti sociali, di spostamento e di viaggi. La sorveglianza viene compiuta giornalmente.

In più, i casi positivi che restano nel proprio domicilio vengono sorvegliati attivamente ed il rintraccio dei contatti avuti nei 14 giorni precedenti con rispettiva richiesta di tamponi (anche per coloro che non si recano al pre-triage) viene fatta da questo ufficio. Anche i trasgressori delle ordinanze vengono segnalati dalle forze di polizia al detto Dipartimento e sono posti sotto sorveglianza sanitaria, e ciò a prescindere dalla loro positività al virus. Si comprende, in quest’ultimo passaggio, che se dovranno occuparsi anche di chi, magari, non presenta alcun sintomo perché realmente negativo ma posto sotto sorveglianza solo perché trasgressore di un divieto, rischiamo di avere Uffici che potrebbero occupare il loro tempo nei confronti di chi almeno presenta sintomi. L’unico modo per aiutare il personale, oltre chi ci sta vicino, è NON USCIRE!
Ancora, apprendiamo con favore che anche per l’ospedale Giovanni Paolo II, al fine di individuare un percorso di gestione del paziente Coronavirus più sicuro possibile, è stato elaborato un documento relativo ai percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali e multidisciplinari. Con meno favore leggiamo che degli 8 posti letto in terapia intensiva, che anche noi sollecitavamo pochi giorni fa, ne sono attivi solo 4; ci auguriamo che non servano (come tutti) però è necessario attivare tutto nel più breve tempo possibile.

Riteniamo che non sia veramente possibile prevedere un picco di casi adesso che ci scontriamo con un virus del quale poco si conosce. Aderiamo quindi alla tesi di quegli scienziati che sostengono che questo maledetto picco sarà possibile riconoscerlo solo dopo averlo superato. Per questo non possiamo trovarci impreparati.
Anche altre aree, per soggetti che necessitino ricovero e per altri che non necessitano di questo tipo di intervento intensivo, sarebbero in via di realizzazione.
Starebbe per terminare una ricognizione del personale disponibile sia medico, infermieristico ed ausiliario. Bene, ma si termini tutto al più presto e, se del caso, si interpelli ancora la Regione.
Problemi sorgono quando si parla dei dispositivi di protezione: non è tollerabile ed incomprensibile che non si ricevano gli stessi DPI”.

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