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Coronavirus. Ass. Futuro Calabria: ripartire dai fatti e non dalle parole

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coronavirus

Il coronavirus nella sua violenta corsa alla distruzione ha debellato, in modo cruento  e doloroso, il mondo di un indotto giornaliero di famiglie e piccoli esercizi privi di continuità e senza certezza del domani

COMUNICATO STAMPA

Effetti devastanti che mettono in ginocchio la già evanescente economica della Calabria, dove molti vivono alla giornata, oggi per oggi, lasciando il domani a se stesso.

Gente che oggi  guarda il tramonto di un giorno morente senza avere la sicurezza di poter vedere il sorgere dell’alba. Famiglie che campano, anzi campavano, con gli ingressi temporanei, anche se minimi, ma che permettevano di mettere sulla tavolo un piatto di minestra e un tozzo di pane, con l’obbligo di stare chiusi in casa, non hanno più neppure questo barlume d’esistenza, sono alla fame, agli stenti, alla ricerca della garanzia di una nuova dimensione che, per il momento, non c’è.

Anche chi gestisce piccoli esercizi di tutti i giorni, fermati dalla crisi, chiusi senza sapere come potrà diventare la conduzione del dopo.

Sono quegli spaccati umani che non ritrovano il fluido  del percorso iniziale, ma solo un gravoso e pesante silenzio, dipinto dal buio di una note infinita.

La fame negli occhi e nella voce, il pianto nel guardare la propria famiglia stringersi in una ricerca di conforto e di esistenza  che va oltre la storia della parole.

Sono i sussurri fermati  nella loro fuga al progresso, un blocco di sentimenti e di pensieri che cadono nel vuoto del tempo e dello spazio, ma non hanno ancora risposte per concentrare la voglia di risorgimento e la sensazione intima di possibile rinascita; un maledetto morbo che ha preso a sorpresa tutti, nessuno era preparato a fronteggiare questa totale falcidia della  specie umana, terrore e orrore come nei gironi dell’inferno dantesco,eppure non siamo nel 1400 ai tempi della peste, siamo nel terzo millennio, quello che avrebbe dovuto essere il momento del nuovo e del successo, dove gli egoismi di parte e di barriere avrebbero dovuto essere cancellati per disegnare, finalmente, quella vera Europa che tutti abbiamo sognato e non quella di oggi dove molti ci sono ma pochi pensano da europeo, c’è chi crede ancora di essere lo stato leader del collettivo facendo svanire tutto ciò che invece è stato costruito.

Il nostro attimo fuggente si ferma sul locale, dove tanti piccoli esercizi,in precedenza validi e produttivi, hanno dovuto chiudere i battenti, lasciando i propri gestori e famiglie alla fame,in attesa di un aiuto dallo stato, dalla regione, dal comune dalla  provincia.

La Marina di Vibo Valentia, è un pezzo di questa geografia,un porto turistico, un insieme di  negozi e di bar che costellano lo spazio, non ha molte industrie, la sua continuità dipende e dipendeva dal  un sistema di vita che continuava a fiorire grazie all’impegno di tutti i cittadini attivi, un sito turistico del luogo, rinomato e accogliente, questo maledetto e dannato virus ha troncato l’idea e le iniziative, difficile ripartire quando tutto sarà finito, quindi bisogna disporre, da subito, una base di programmi e proposte che possa, anche se parzialmente, superare l’ostacolo,ma  per farlo serve una seria valutazione di aiuti iniziali da parte della regionale, come per tutte quelle località che prolificavano per  il fattore non solo folkloristico, ma anche localistico in uno spazio economico che, oggi, è inesistente.

Ripartiamo al futuro con fatti concreti e non solo con le parole che durano il tempo che trovano.

Associazione Futuro Calabria

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