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Covid. Stress e depressione possono ridurre l’efficacia del vaccino

2 min di lettura

Uno studio analizza in che modo fattori ambientali e salute fisica e mentale influenzano la risposta immunitaria

Alcune particolari condizioni, come la depressione, lo stress, la solitudine, potrebbero ridurre l’efficacia del vaccino contro Covid-19. Pubblicata sulla rivista Perspectives on Psychological Science, questa ipotesi è stata formulata dagli scienziati della Ohio State University, che hanno indagato sui possibili effetti collaterali di una serie di condizioni fisiche e mentali sulla somministrazione delle dosi immunizzanti.

“I vaccini rappresentano uno dei progressi più efficaci nella storia della medicina – afferma Annelise Madison, ricercatrice presso la Ohio State University – perchè proteggono la società da un’ampia gamma di malattie altrimenti estremamente pericolose, come il vaiolo o la poliomielite. Ma è fondamentale garantire che la maggior parte della popolazione sia correttamente immunizzata per ottenere l’immunità di gregge”.

Il team ha analizzato la risposta anticorpale, uno degli aspetti del sistema immunitario adattativo, per valutare quali fattori possano influenzare la resa del vaccino.

“I test hanno dimostrato che i vaccini per Covid-19 approvati per la distribuzione negli Stati Uniti sono altamente efficaci nel produrre una robusta risposta immunitaria – continua l’esperta – anche se qualcuno potrebbe non trarne pieno beneficio sin dall’inizio.

Alcuni fattori ambientali, la genetica, la salute fisica e mentale di un individuo potrebbero indebolire il sistema immunitario del corpo, rallentando la risposta al vaccino“. Oltre alle difficoltà fisiche legate alla pandemia, gli autori ribadiscono la significativa componente di salute mentale, responsabile di sentimenti quali ansia e depressione, che provoca una serie di situazioni spiacevoli associate a Covid-19.

“I vaccini agiscono sul sistema immunitario – prosegue Janice Kiecolt-Glaser, direttrice dell’Istituto per la ricerca di medicina comportamentale presso la Ohio State University e autore senior della ricerca – per cui un ritardo nella risposta immunitaria potrebbe rendere meno efficace la procedura immunizzante”.

Tra i risvolti positivi della situazione, gli scienziati indicano l’elevata efficacia dei vaccini approvati e in via di somministrazione e la relativa semplicità con cui è possibile predisporre l’organismo a massimizzarne l’effetto. “Impegnarsi nell’attività fisica e dormire bene nelle 24 ore precedenti al vaccino – conclude Madison – sono comportamenti che riducono l’effetto negativo di una serie di condizioni psicologiche e fisiche che potrebbero altrimenti ritardare i benefici del vaccino. In questo modo possiamo fare in modo che la risposta anticorpale avvenga nel modo migliore e più tempestivo possibile”.

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