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Diego Vitrioli, il “Giovanni Pascoli” di Calabria

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Poeta, cattolico e intellettuale raffinatissimo, Vitrioli oggi è considerato uno dei più grandi latinisti della Calabria.

Diego Vitrioli nacque a Reggio Calabria il 20 maggio 1819 da Tommaso (nipote e allievo della scienziata Maria Angela Ardinghelli, una delle più importanti intellettuali dell’Illuminismo napoletano) e Santa Nava (figlia del potentissimo giurisconsulto Demetrio). Crebbe assieme al fratello (di cui non siamo riusciti a sapere il nome ma che sappiamo fu un patriota poichè subirà sevizie dalla polizia borbonica durante i moti risorgimentali) in una famiglia coltissima, che annoverava antenati illustri (quali musicisti, pittori, poeti, letterati e avvocati di indiscusso valore, nonché professionisti di alto merito) tant’è che il giovane Diego ebbe per precettori privati due coltissimi ecclesiastici, i canonici del Capitolo di Reggio Calabria Antonino Rognetta e Gaetano Paturzo che lo iniziarono all’amore per la lingua latina. Iscritto presso il facoltoso Real Collegio di Reggio Calabria, sotto la direzione paterna si formò una solida cultura di retorica, filosofia, diritto e teologia, tant’è giovanissimo scrisse la sua prima opera letteraria, in latino, una disserazione sul tempio di Gionone Lacinia (l’attuale Capo Colonna). Nel 1838 si recò a Napoli per approfondire i suoi studi e strinse forti legali con molti intellettuali partenopei, interessandosi al contempo dei reperti rinvenuti a Pompei, Stabia ed Ercolano, oggi patrimonio UNESCO.

Panoramica Reggio Calabria

Vitrioli poeta latinista

Iniziarono allora le fortune letterarie. Nel 1843 presentò, in occasione del concorso bandito dalla Reale Accademia Ercolanese una Memoria archeologica che fu premiata fra le prime tre, mentre a 25 anni (1845) arrivò la vera fama letteraria internazionale in quanto partecipò al premio di poesia latina bandito dall’Accademia Hoeuefftiana di Amsterdam con il carme Xiphias, poemetto composto da 115 esametri che rievoca le emozioni della pesca del pesce-spada nello Stretto tra Scilla e Cariddi, aggiundicandosi la medaglia d’oro e 120 fiorini e la definizione di “Virgilio redivivo”. Nello stesso anno fu nominato sia Ispettore delle antichità della Calabria Ultra Prima (l’attuale provincia di Reggio Calabria) che professore di eloquenza e archeologia greca e latina nel Real Collegio di Reggio dove aveva studiato da ragazzo. Con Rescritto del 28 aprile 1852 fu nominato Bibliotecario della città di Reggio fino al 1860, anno in cui, con l’entrata dei garibaldini nella città calabrese fu esonerato dall’incarico in quanto ritenuto erroneamente “illiberale”, mentre Vitrioli era semplicemente un profondo cattolico oltre che patriota, cosa che in quel momento storico era ritenuta incompatibile. Fu membro di numerose Accademie (ne ricordiamo solo alcune): pastore di numero dell’Arcadia di Roma col nome d’Iseo Iridanio, socio della Deputazione di Storia Patria di Torino, Parma e Piacenza, membro dell’Accademia Peloritana di Messina, della Florimontana di Monteleone (oggi Vibo Valentia), socio della Pontificia Romana Accademia dei Quiriti, degli Affaticati di Tropea, dell’Accademia di Scienze e lettere di Catanzaro. Ottenne decorazioni cavalleresche per meriti letterari: il re Ferdinando II il 24 novembre 1857 lo nominò cavaliere dell’Ordine di Francesco I; il pontefice Pio IX il 19 agosto 1859 lo elesse cavaliere di San Gregorio Magno; il re Vittorio Emanuele II lo creò Cavaliere Mauriziano.

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Vitrioli spirito solitario e le opere principali

Intanto nel 1855 convolò a nozze con la nobildonna Rachele Adorno, originaria di Campo Calabro (RC), da cui ebbe un figlio, Tommaso, morto a soli 6 anni per difteriete, evento funesto questo che distrusse il suo matrimonio, separandosi dalla moglie qualche anno dopo. Già di carattere schivo, la perdita del figlio accentuò la sua solitudine dedicandosi esclusivamente agli studi e alla meditazione. Scrisse numerose orazioni, epistole, elegie, epigrafi, epigrammi, sempre nell’amata lingua latina. Ebbe rapporti epistolari intensi con i pontefici Pio IX (1846 – 1878) e Leone XIII (1878 – 1903) e quest’ultimo, nel 1896, su inpulso dell’arcivescovo di Reggio Calabria Cardinale Gennaro Portanova che inviò in dono al Romano Pontefice un pesce spada, Vitrioli spedì un epigramma in latino di accompagnamento la cui traduzione dice: «Giacché una volta Cristo a te diede le mistiche reti riceviti ora, o Sommo Pontefice, un pescespada. Esso preso sotto i gorghi di Scilla con celere barchetta, ben volentieri viene ai tuoi piedi. Avrebbe voluto venire in una sua compagnia una torma di pesci, quanto ne nutrono le acque del turrito Faro, ma il nostro pescespada quale abitante del siculo stretto si dia solo esso piuttosto in pasto al Pontefice. Sia questa la gloria più grande di questo pesce vagante per i flutti del mare, sia questa la somma gloria dell’Uomo armato di tridente. Ordunque addio conchiglie e rombi delle acque del Faro, il pescespada saporito sia dato in pasto al Pontefice.»

Una foto d’epoca del Vitrioli

Leone XIII ne fu talmente colpito che lo definì “principe dei letterati” e lo invitò a trasferirsi a Roma per affidargli una cattedra di latino al Vaticano, che Vitrioli però non accettò mai.  In ambito politico Vitrioli fu considerato erroneamente un “antitaliano” anche perchè il padre Tommaso, nonostante avesse difeso molti patrioti dopo i moti del 1847/48, fu ingiustamente esiliato e ciò comportò nel poeta una certa ritrosia, accentuata dal carattere chiuso, dopo la nascita del regno d’Italia, a intessere relazioni forti e concrete col nuovo establishment reggino filo – sabaudo. Ebbe pochi amici, che riceveva in occasioni di feste organizzate presso il palazzo di famiglia, quali ad esempio i poeti Giuseppe Regaldi e Felice Bisazza e lo storico Theodor Mommsen. Un’ultima volta fu visto in pubblico nel dicembre 1876, quando vestito in forma solenne e pomposa accompagnò i resti mortali del compositore siciliano Vincenzo Bellini che attraversarono la città per arrivare a Catania. Godette della stima di grandi intellettuali nazionali dell’epoca quali Paolina Leopardi, Giovanni Pascoli, Giosuè Carducci, Cesare Cantù. Dei suoi numerosi scritti, oltre al celeberrimo e già menzionato Xiphyas, ricordiamo anche Veglie Pompeiane (in italiano) che assieme a Ritratto paterno, Epigrammi, Saggio di versi in greco, Elegie latine, Elogio di Angela Ardinghelli (in latino o greco con traduzione italiana) furono pubblicati nelle Opere Scelte nel 1893.

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La morte e il ricordo postumo

Diego Vitrioli si spense nella solitudine il 20 maggio 1898. Ad oggi gli sono sono dedicate a Reggio Calabria una via, una colonna originale d’età romana eretta sul lungomare Italo Falcomatà, l’intitolazione di una Scuola Media Statale e della già biblioteca comunale “Giuseppe De Nava” mentre dal 2013 è attiva una associazione culturale a suo nome avente sede nell’ex Palazzo Vitrioli, che dal 2007 è di proprietà del comune di Reggio Calabria il quale lo vuole trasformare in Museo Civico con una sezione ad hoc dedicata al Vitrioli, formata dall’Archivio Storico della famiglia, dalla Pinacoteca composta da circa 130 quadri oltre che da svariati mobili ed oggetti di importanza storica ed economica rilevati dallo studio personale.

M.S.

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