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Dipodi: la storia millenaria del Santuario

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“Nua jamu a visitare ‘a Madonna, lu juarnu da Vergine Maria ca di lu cialu è la colonna, siti a fhede e lla spiranza mia”

Posizionata a pochi chilometri da Lamezia Terme, la chiesetta della Madonna di Dipodi domina dall’alto della collinetta in cui è allocata una frondosa porzione boschiva che ricade nel territorio di Feroleto Antico.

Costituito da un’unica navata, l’edificio è accessibile attraverso una rapida scalinata posta a sinistra del prospetto principale, mentre a destra di sviluppa un breve colonnato che culmina nell’imponente campanile che sovrasta di poco l’altezza maggiore della facciata. Quest’ultima si presenta tripartita da quattro pilastrini lisci, con un solo ingresso centrale sormontato da una croce latina stilizzata inscritta in un rosone dalla morfologia greca. Il tutto sostiene un architrave riccamente adornato da una sequenza di festoni, che precedono il timpano al cui interno è raffigurato l’occhio di Dio.

 

L’interno si sviluppa con uno stile molto semplice, i lati maggiori presentano una finta sequenza di archi che ripartisce la superficie e invita il visitatore a guardare in direzione dell’altare, edificato per devozione della famiglia Torcia di Feroleto nel 1840, il quale è posto in una posizione leggermente rialzata, accessibile da tre gradini ed incorniciato in un imponete arco in pietra, la cui chiave di volta presenta anch’essa una croce latina stilizzata e una colomba alla base, mentre su alcuni blocchi dell’arcata sono presenti motivi floreali stilizzati e testine di angeli. La zona absidale ospita un dipinto incorniciato in un baldacchino ligneo che raffigura la Vergine con Bambino con ai lati Ruggero il Normanno, Callisto II, il vescovo protempore di Nicastro Enrico ed un angelo alle spalle che sorregge la sua mitra, oggetto di diversi restauri tra cui quello del pittore locale Giorgio Pinna tra il 1957 e il 1958. Le fonti attestano che papa Callisto II visitò il santuario nel 1121, in seguito alla consacrazione della cattedrale di Nicastro, il dipinto ne è una testimonianza figurativa. Anche la statua lignea particolarmente venerate risale al 1840, realizzata in una bottega napoletana a tutto tondo, riprende l’iconografia presente nell’opera muraria.

La sua fondazione risale al 1020, ma alcun fonti la fanno risalire al 314 d. C. per volere dell’imperatore Costantino e di Papa Silvestro. La sua realizzazione durante le invasioni saracene è collegata ad una serie di apparizioni oniriche mariane che portarono alla salvezza del popolo e che indicarono il luogo in cui sarebbe stato edificato un santuario dedicato proprio alla Madonna. Diversi aneddoti si aggirano intorno alla storia del santuario, tra cui quelli che rimandano ad una suora alla quale apparve in sogno la Madonna, che la pregò di raccogliere i malati di lebbra e di portarli nella “cona” ( da icona, l’effige presente all’interno di un piccolo edificio commemorativo) che si trova a valle, qui avrebbero dovuto scavare e bagnarsi con l’acqua che ne sarebbe scaturita. Inizialmente era qui che la chiesetta sarebbe dovuta sorgere, ma un ulteriore miracolo la volle sulla collina; ogni qual volta venivano ivi posizionate le pietre da costruzione, le stesse il giorno seguente sparivano, finché non furono ritrovate in cima all’altura a delimitare già il perimetro del fabbricato.

Anche la denominazione della chiesetta fu cambiata diverse volte nel corso degli anni:  in primis Maria SS. de Puris, per i puri di cuore; poi Maria Visita poveri, per le povere genti che si recavano qui in pellegrinaggio e infine Vergine di Dipodi, dal greco duo podos che significa “due colline”, con la legge n°3036 del 7 Luglio 1866 del Regno d’Italia che la elevò allo stato di Santuario per devozione del popolo.

I festeggiamenti in onore della Vergine ricadono proprio in questi giorni, con l’Assunzione della Madonna il 15 di Agosto. In passato si trattava di una ricorrenza che attirava gente da ogni pare della Calabria, sia per la devozione nei confronti del santuario, sia perché si realizzava una tre giorni di fiera dedita alla vendita di animali e di ogni genere di mercanzia; ad oggi resta solo il fantasma sbiadito di quello che è stato un momento conviviale particolarmente sentito a livello spirituale, ma che camminava di pari passo con il folklore fortemente radicato in situ.

Felicia Villella

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