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Expo Dubai: presente la Calabria, ma porzionata e preconfezionata

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“In Medio Oriente una rappresentazione turistica, storico-culturale ed enogastronomica della Calabria, fedele sempre a dinamiche figlie di marketing succube ai centralismi” affermano, in una nota, Giovanni Lentini e Domenico Mazza

Si terrà fra circa 100 giorni l’inaugurazione di Expo 2020 a Dubai. Entrerà nel vivo, quindi, il percorso di avvicinamento della Calabria e delle altre Regioni partecipanti all’esposizione universale. Primo grande evento globale dopo la pandemia. Saranno le telecamere di Gabriele Salvatores ad immortalare in un cortometraggio le bellezze calabre da sfoggiare in mostra, suddivise in due tipologie: il “Belvedere” ed il “Saper Fare”.

Il noto Regista, racchiuderà, nel corto, il parco archeologico di Scolacium, i Pini Loricati del Pollino e l’affaccio di Tropea.

Certo, senza nulla togliere alle splendide località individuate tra tante, appare riduttivo, il fatto che si possa circoscrivere il “Belvedere” di questa meravigliosa e martoriata Regione in un semplicistico concetto legato ad un marketing territoriale sommario e rispondente sempre ai dettami delle influenze di marketing viziate da centralismi.

È mai logico immaginare che la Calabria non sia ricordata, promossa e valorizzata per il suo importate contributo alla crescita della nobilissima e antichissima società Magnograeca? È pensabile che siti archeologici di valenza mondiale, come Sybaris e Kroton, il mito della tomba di Erodoto a Thurii e il Pitagorismo non siano neppure menzionati? È naturale estromettere l’unico patrimonio UNESCO della Regione: il Codex Purpureus? Vi sembra accettabile non citare l’opera dell’esegeta biblico, Gioacchino da Fiore? È comprensibile che il Castrum Petrae Roseti e il Maniero Aragonese di Le Castella, o l’immenso Castello Federiciano di Rocca Imperiale, terminazione a cuspide naturale di uno dei centri storici più belli dell’intero Paese, simboli indiscussi del richiamo turistico nella Regione, non siano meritori di interesse e citazione?

Si potrebbe continuare fino a notte fonda, citando non solo località dell’Arco Jonico Silano (si pensi alla Grotta del Saraceno, ai più nota come Arco Magno o a quel meraviglioso scrigno che è Fiumefreddo Brutio, alla sacralità del Convento dei Minimi o alla Certosa di Serra San Bruno, per non parlare della inenarrabile bellezza di Chinalea); il risultato non cambierebbe.

Purtroppo la visuale rimane sempre settoriale e, imprescindibilmente, legata a dinamiche isolazioniste verso contenitori culturali che, se adeguatamente promossi, potrebbero rappresentare un valore aggiunto per l’intera Regione e non già per la sola Area Jonica del Nord Est.

Altre Regioni, meno matrigne della nostra, hanno fatto della valorizzazione culturale e della promozione, anche dell’inimmaginabile, il plus valore della loro offerta. Insignificanti borghi e villaggi, promossi con adeguate e lungimiranti campagne di marketing territoriale, sono diventati mete predilette da flussi turistici internazionali, che hanno rivitalizzato l’economia dei luoghi incrementando il Prodotto Interno Lordo  di queste Regioni

Diamine, stiamo parlando dell’Expo di Dubai, non della fiera di Paperopoli! Le linee di indirizzo della politica dovrebbero dimostrare un briciolo di saggezza, ancor prima del buon senso, riconoscendo valenza a ciò che, obiettivamente, non può essere sottaciuto o, peggio, dimenticato, o colpevolmente omesso alla narrazione di un cortometraggio finalizzato alla promozione turistico culturale della Regione che ha dato i natali al nome Italia.

Al malsano tentativo di disconoscere ciò che, prima di ogni altra cosa, ci ha reso grandi e immensi al “Mondo Conosciuto”, non facciamo un male all’Arco Jonico, ma all’intera umanità. I riverberi del centralismo, alla lunga, si ripercuoteranno come boomerang contro gli stessi soggetti attuatori.

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