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Fa… volando. Fiabe lametine e lametinizzate di Francesco e Smeraldo Polopoli

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Uscito il libro di Francesco e Smeraldo Polopoli, Fa…volando. Fiabe lametine e lametinizzate (Pubblisfera Edizioni)

“Le fiabe, da qualunque parte vengano, sono sogni dell’umanità e, come dice la saggezza yoruba, dai sogni bisogna imparare, ai sogni bisogna obbedire. Non solo. Raccontarle significa anche far sviluppare il seme di un buon frutto, quello del domani”.

Così Francesco Polopoli, filologo e docente lametino, nell’introduzione al testo Fa… volando. Fiabe lametine e lametinizzate (edito Pubblisfera); un volume curato, anche, dal fratello Smeraldo e illustrato con accuratezza da Francesco Longo, alias Prima Penna.

Fa… volando. Fiabe lametine e lametinizzate, o di come ci si possa rivolgere a grandi e piccini tramite il dialetto, storia linguistica di un determinato luogo o, più ampiamente, di una regione. Lingua non esente dal rischio di soccombere se non adeguatamente tutelata, ma che non è affatto una questione – solo – di altri tempi. Costituisce anzi un ponte, nel presente, tra passato e futuro.

È stato Giambattista Basile, ai primi del Seicento, a pubblicare Lu cunto de li cunti in dialetto partenopeo, tradotte in seguito da Benedetto Croce. Racconti che si scostano dall’idea più tradizionale di fiaba: non adatte a un pubblico di bambini, le storie del Basile trattavano invece temi più crudi, vicende più o meno scabrose e divertenti. Tutte, comunque, con una morale. Le medesime fiabe ci sono arrivate in seguito in versione più edulcorata e adatta alla fervente e innocente immaginazione dei piccoli, tramite le opere di Perrault e dei fratelli Grimm.

“Io credo questo: le fiabe sono vere” scriveva Italo Calvino nel testo Fiabe Italiane (Mondadori), oltre un secolo di tradizione fiabistica popolare del nostro paese, trascritta in lingua, in una antologia destinata a diventare un classico della letteratura moderna. L’operazione portata avanti dal docente lametino riporta alla mente l’opera dello scrittore: nel loro comune intento di salvaguardarne l’importanza, operano entrambi una riscrittura delle consuetudini in forma di favole tramandate per generazioni.

L’importante e certosino lavoro di ricerca condotto dai fratelli Polopoli ha portato alla redazione di un testo che, tra le sue pagine, si fa portavoce della cultura popolare e, nel particolare, si inscrive direttamente nel cuore della nostra storia locale.

Muoversi tra Nicastro e Sambiase, tra le pieghe della forma dialettale, ci offre fiabe senza tempo che riportano alla luce storie nascoste nei vicoli più antichi e nelle vite delle due cittadine che oggi costituiscono, insieme, il comune di Lamezia Terme.

Di una terra che può offrire una imponente quantità di materiale, del quale il professore ha saputo profittare e che viene portato, finalmente, all’attenzione dei lettori: come le due favole antiche sambiasine, rigorosamente scritte in dialetto, presenti in Fa.. volando. Due chicche che rappresentano una particolarità all’interno del libro che, tra note dell’autore e miti, promette di esercitare tutta la sua malìa su chiunque farà proprie queste favole dal sapore lametino.

Elementi magici e figure incantate sono il leitmotiv delle fiabe a noi più note; non da meno quelle lametine e lametinizzate di Francesco e Smeraldo Polopoli. Del resto, quello delle fiabe, mondo che affascina e intriga sin dalla notte dei tempi, è un filone seguito da Popoli da oltre due decenni.

Sua la pubblicazione di C’era non c’era, tra fiabe ed antifiabe (2005), un volume frutto di un progetto di integrazione e alfabetizzazione per alunni stranieri, disponibile alla consultazione nelle biblioteche di Bergamo; al settembre 2018 risale il progetto di Ingrid e Gerlando (Link Edizioni), un audio libro che racconta la contrastata e tragica storia d’amore tra il paggio e la principessa sullo sfondo del castello Normanno-Svevo di Lamezia Terme. Un testo ampliato dai contributi storico-linguistici del docente Polopoli e arricchito dai disegni e dalla voce rispettivamente di Maurizio Carnevali e Francesca Prestia.

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