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Festeggiare i 50 anni di Lamezia? No, grazie. Fagà e Sesto, le voci fuori dal coro

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Sesto: “fusione forzata”

La città di Lamezia, si appresta a festeggiare il prossimo 4 gennaio il cinquantennale della sua fondazione.

Ma, c’è più di qualcuno nella nostra città che ai festeggiamenti preferisce riflettere su questi primi cinquant’anni di unità senza vuote celebrazioni; c’è chi ma vuole guardare al domani facendo proposte concrete e a costi contenuti.

In un noto locale di Sambiase si è tenuto un incontro pubblico promosso da due noti professionisti lametini, Alessandro Sesto e Francesco Antonio Fagà; il dibattito è stato moderato dalla giornalista Maria Scaramuzzino.

Alla domanda se Lamezia sia sorta per volontà popolare o meno, le riflessioni dure dei due relatori non si sono fatte attendere. Sesto ha dichiarato che “l’unità dei tre comuni voluta dal senatore Arturo Perugini è stato un fallimento, in quanto nessuno dei cittadini fu interpellato dalla classe politica dell’epoca se fosse favorevole o meno alla unità”.

Particolarmente vibrante è stata l’accusa di Sesto alla generazione del 1948, iniziando da suo padre, “che non si ribellò a questa fusione forzata”. L’idea che a tutti i costi anche le denominazioni dei tre comuni siano state spesso soppresse a vantaggio delle generiche coordinate “nord, sud o est” non piace al professionista che, invece, rivendica l’identità dei tre ex Comuni originari e dei quartieri periferici sorti negli ultimi anni come poliedrica espressione di un’unica realtà urbana.

Sesto non vuole tornare indietro. “Ormai Lamezia Terme è una realtà ma – dichiara con forza –  se finora non si è fatto nulla, da domani le cose devono cambiare radicalmente, col contributo disinteressato di tutti i lametini, iniziando da quello di ogni singolo cittadino, affinchè Lamezia trovi quelle soluzioni necessarie e a breve termine nel risolvere i suoi problemi. Lamezia deve diventare una città vivibile, protagonista delle dinamiche economiche del comprensorio e della Calabria”.

Fagà ha analizzato la storia di Lamezia affermando che prima della fusione, esistevano tre comuni con specificità forti e radicate (Nicastro vocata al commercio, Sambiase alla produzione agricola e Sant’Eufemia ad una proto industrializzazione e ai servizi) e poca periferia.

Con la fusione, Lamezia ha perso questi suoi punti di forza, trasformandosi in una immensa periferia, senza più identità, economia e centralità per il circondario. Si è pensato erroneamente, secondo Fagà, che “il numero degli abitanti fosse più importante della qualità della vita”.

Ha proposto, dunque, in sinergia con Sesto, che vengano istituite nuovamente le circoscrizioni territoriali, nel numero di sei, “affinché i cittadini dei diversi quartieri di Lamezia possano avere un punto di riferimento certo, attraverso cui esprimere bisogni, disagi e necessità del luogo in cui vivono e avere un interlocutore credibile col sindaco”. Fra le critiche mosse da Fagà vi è l’idea che Catanzaro abbia spogliato negli ultimi anni Lamezia di molti servizi.

Servizi che, secondo Fagà, “non sono mai veramente esistiti”. Il professionista ha criticato la perdita delle identità dei tre ex comuni, che secondo lui “sono un punto di forza imprescindibile per poter costruire un domani concreto, partendo dalle risorse che effettivamente sono presenti nel territorio. Ricchezze che devono essere riscoperte, valorizzate e fatte conoscere alla cittadinanza e ai circuiti turistici”.

Durante l’incontro, molto partecipato, numerosi sono stati gli interventi del pubblico presente che ha catalizzato l’attenzione sulle problematiche esistenti in molte zone della città come Sant’Eufemia e le frazioni collinari dell’ex comune di Sambiase.

 Matteo Scalise

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