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Gioia Tauro, nipote di Ferdinando Caristena: “Mio zio ucciso dalla mafia non era gay”

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Klaus Davi - LameziaTerme.it

Klaus Davi

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“Omosessuale termine diffamatorio”

Comunicato stampa:

Il nipote del commerciante gioiese si dissocia dalle motivazioni della commemorazione dello zio prevista il prossimo 5 novembre a Gioia Tauro

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L’intestazione di una via a Ferdinando Caristena, ucciso dalla mafia nel 1990 nel proprio negozio di abbigliamento di Gioia Tauro, per la sua omosessualità, diventa un caso. Il nipote del commerciante ha mandato una lettera ai giornali diffidando le testate dal definire suo zio un gay.

Nella lettera inviata da Giuseppe Caristena si legge: “Vi chiedo cortesemente di rettificare senza ritardo il titolo con l’eliminazione della parola ‘omosessuale’ in quanto fuorviante e lesiva del mio defunto zio e del suo ricordo. […] In caso contrario mi riservo di agire nelle sedi opportune a tutela di ogni interesse e diritto ritenuto leso”.

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L’evento è stato fissato per il 5 novembre e sono previsti gli interventi delle autorità civili e politiche della provincia di Reggio Calabria nonché politici nazionali.

Pronta la replica di Klaus Davi, primo firmatario della petizione, che ha condotto all’intitolazione della via: “All’evento sono invitati tutti i membri della famiglia del povero Ferdinando. Nel ricordarlo parleremo dell’uomo, attenendoci alla documentazione processuale. Mi dispiace che l’avvocato Caristena giudichi un’offesa e addirittura lesivo e diffamatorio il termine ‘gay’. Penso che da un uomo di legge sia umiliante fare simile distinzioni e codificare in modo così volgare la discriminazione. Ferdinando era molto più di un omosessuale. Era semplicemente una persona onesta che ha pagato con la vita quella che veniva considerata, per effetto di pregiudizi criminali, una diversità”.

Al nipote di Caristena ha replicato anche il giornalista Claudio Cordova, tra i cronisti calabresi che si sono visti recapitare la diffida, direttore del quotidiano on line Il Dispaccio: “Non riteniamo, inoltre, che la definizione omosessuale costituisca un ‘insulto’ alla memoria del suo parente. Riteniamo barbaro, anzi, intriso di mentalità mafiosa chi, invece, sostiene il contrario. Siamo sicuri di non dover annoverare Lei in quell’orrida cerchia”.

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