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Giovani avvocati allo sbando o professione ancora in crescita?

3 min di lettura

Lo sappiamo bene, la crisi economica iniziata tra il 2007 e il 2008 ha stritolato un po’ tutti i mestieri e le professioni. Tra le categorie dei liberi professionisti, quella degli avvocati è certamente una delle più colpite.

avvocatiE se le difficoltà hanno segnato tutta la categoria,  i maggiori disagi si sono manifestati sui giovani avvocati.
Sebbene la fuga dall’albo negli ultimi anni sia significativa, molti giovani continuano ancora a credere caparbiamente nella professione.
Dopo la laurea, infatti, ancora in molti iniziano questo lungo percorso tanto è vero che gli albi registrano numerose nuove iscrizioni e, nonostante le difficoltà, i disagi, le scarse gratificazioni economiche e le rare soddisfazioni lavorative, tanti giovani esercitano la professione con fierezza.
L’avvocata Maria Zaffina  parla della sua passione per questa professione che esercita «oltre che per la realizzazione di un obiettivo personale e il coronamento di un sogno che mi ha fatto battere il cuore fin da bambina, anche con  la fondata e meritoria consapevolezza di appartenere ad una Categoria che svolge massimamente un servizio a favore della Collettività.
Amo pensare sempre all’Avvocato come colui che, con coraggio, intravede e persegue una soluzione che nessun altro scorgeva. E c’è della dedizione, ma anche della eroicità in questo.»
Da giovane avvocata, può dirci  quali sono i punti critici che accompagnano la carriera forense?«
Tanti e, forse tristemente, in aumento.  L’ esame di abilitazione, ad esempio, giusto e necessario, costituisce però un  severo sbarramento all’esercizio di questa nobile Professione. Penso anche alle difficoltà di acquisire e mantenere il proprio spazio in un tessuto saturo e concorrenziale nonché alla onerosa tassazione che grava sulla Categoria. 
Tengo, tuttavia, a precisare che, a mio avviso, nessuna criticità peserà mai sulla bilancia più della gratificazione di vestire la Toga.»
In quanto donna, ha riscontrato ulteriori difficoltà?
«Questa domanda mi dà l’occasione di rivolgere un plauso al mio Consiglio di appartenenza che è particolarmente attento e prodigo verso il ‘genus’. È stato infatti costituito il  C.P.O., Comitato Pari Opportunità, che si distingue per la delicatezza e la competenza con cui affronta tante iniziative e approfondisce tante tematiche di colore ‘rosa’.»
Cosa significa esercitare la professione legale nel foro lametino?
 «In una parola: sentirsi ‘a casa’. Mi pregio di dire che, il nostro Foro, rappresenta una grande famiglia in cui si condividono ansie e preoccupazioni, come quella che ci ha interessati nel 2012 quando di è concretamente temuta la sua soppressione e l’accorpamento. C’è anche però comunione di intenti e unione di forze, sentimenti di amicizia e stima solidi, incrollabili.»
Come vede il futuro della professione in riferimento  ai giovani avvocati?
«Non posso tacere che le criticità prima accennate possono far emergere tutto lo scoramento che investe, soprattutto, le fasce più giovani della professione. È questa  la  ragione per la quale auspico un intervento sinergico delle Istituzioni tutte a sostegno di questa forza fresca di cui l’ avvocatura ha bisogno per garantire la sua stessa sopravvivenza.»
Cosa direbbe in segno di incoraggiamento alle nuove generazioni desiderose di approcciarsi all’avvocatura dopo la laurea in giurisprudenza?
«Semplicemente ripenso a me stessa appena qualche anno addietro; all’entusiasmo di ‘vivere’ finalmente ciò per cui avevo lungamente studiato.
Mantenere l’ardore iniziale, anche quando le situazioni contingenti si fanno sfavorevoli, tenendo saldo quel giuramento che ci richiama alla dignità, alla lealtà, all’onore, alla diligenza e ai fini della Giustizia, è la chiave per superare gli inevitabili frangenti di abbattimento e continuare a credere fermamente che quella dell’ avvocato è la professione più bella che esista. Nessun’altra soddisfazione supera quella di avere alleviato l’angoscia di chi, con fiducia, ha messo il proprio problema nelle nostre mani; nessuno è più meritevole di chi, spesso con sacrificio, assume su di sé, fino a farlo proprio, il bisogno di giustizia altrui.»

Valeria Folino

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