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Gratteri all’Ite De Fazio: Lamezia si riprenda il territorio in mano alla mafia

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“Come la ‘ndrangheta investe i soldi della cocaina nell’economia legale”.

nicola gratteri ite de fazio - 18
nicola gratteri territorio in mano alla mafia

Questo il tema dell’incontro che, oggi pomeriggio, il capo della procura di Catanzaro Nicola Gratteri ha tenuto all’Ite De Fazio.
A fare gli onori di casa il docente Domenico Diaco e la dirigente Simona Blandino che ha affermato: “Il nostro istituto è attento a far conoscere ai ragazzi il cambiamento della società in cui viviamo cercando di ribaltare le consuete attività, i modi di essere.
Ciò al fine di far comprendere come una cosa accattivante possa essere utilizzata per promuovere la legalità, in piena contrapposizione alla mafia e all’illegalità
”.
La dirigente ha rivolto un sentito ‘grazie’ al giudice Gratteri “per il tempo dedicato ai ragazzi, un’occasione utile per la crescita ed il confronto”.
La professoressa Liliana Piricó così si è rivolta al magistrato: “Stiamo preparando questo incontro da tempo, finalmente ci siamo riusciti.
I ragazzi non la vedono solo come uomo dello Stato ma anche come simbolo della legalità”. La ragazza ha aggiunto: “Mi piace il concetto che ha scritto nel libro ‘L’inganno della mafia’ dove dice che la ‘ndrangheta ha più paura di un maestro elementare che delle manette”.
Il giudice Gratteri ha sottolineato: “Questo è un istituto tecnico economico, parliamo di soldi spiegando quanto guadagna un garzone di ‘ndrangheta e facciamo il paragone con quanto guadagna un idraulico. Non sono qui a farvi la predica ma a farvi i conti per capire se conviene o meno delinquere”.
Su Lamezia ha evidenziato: “Conosco bene questa città, in un anno abbiamo arrestato 176 presunti ‘ndranghetisti. I soldi della ‘ndrangheta sono in mano ai capimafia, il resto sono spiccioli. Credono di essere importanti perché sono stati battezzati dalla mafia e quindi pensano che la gente li guardi con rispetto, ma in realtà vengono visti con disprezzo e schifo”.
Gratteri ha rimarcato: “I corrieri della droga conducono tutti la stessa vita, poi vengono arrestati e gli cade il mondo addosso. L’organizzazione criminale a cui appartengono interviene prontamente egli manda un avvocato per difenderli nei processi”.
Il magistrato ha poi risposto alla domanda delle domande: come si combatte la mafia? “Attraverso lo studio – ha sentenziato Gratteri – perché l’istruzione serve ad acculturarsi, istruzione vuol dire conoscere gli strumenti per apprendere e diventare colti, così da capire il mondo degli adulti e non essere fregato.
Quando voi venite a fare gli esami, se non andate oltre il 18 o il 20 lasciate stare, siete fuori mercato”. Sui genitori di oggi, il procuratore ha commentato: “Usano il loro tempo nella cura di se stessi e della loro persona, togliendo tempo all’educazione dei figli.
La famiglia è fondamentale, come la scuola. Una volta i miei genitori controllavano i compiti, adesso guai a guardare il quaderno dei figli. Stiamo perdendo il senso della realtà”. Il giudice ha incalzato: “La peggior cosa per rovinare un figlio è inveire contro i professori, fare i processi. È un modo per comprarsi il figlio, i genitori devono intervenire solo se l’insegnante è pedofilo o non preparato, se vuole che il figlio cresca”.
Bisogna impegnarsi nel sociale, donare il sangue, andare nelle case degli anziani per capire il senso della vita.
Sii generoso – ha esortato Gratteri – allenati all’altruismo senza pensare alla gratificazione, quella è solo interiore. Solo studiando in modo sistematico potreste essere adulti vincenti, altrimenti siete come la massa. L’élite deciderà per voi”.

I ragazzi dell’Ite De Fazio hanno poi chiesto a Gratteri se sia mai stato ostacolato dai colleghi di lavoro. “No – ha risposto – la gente sta lontana da me 1km e mezzo”.
Altra domanda: “Perché ha intitolato il suo libro ‘Fiumi d’oro’? Il procuratore di Catanzaro ha spiegato: “C’è un exursus storico da quando la ‘ndrangheta si chiamava picciotteria, si parla dei soldi, del guadagno dal traffico della cocaina”.
Ancora un altro quesito: “Un pentito ha una seconda possibilità?”.
Risposta: “La legge non prevede un pentimento interiore, un pentito deve decidere di collaborare raccontando quello che sa, poi dallo Stato viene aiutato a rifarsi una vita”.
Domanda: “La ‘ndrangheta è l’unica presente in quattro continenti. E’ possibile creare uno stato libero dalla mafia?
Risposta: “Si può ridimensionare la sua presenza ma c’è bisogno di un codice penale diverso e un grosso investimento nell’istruzione”.
Domanda: “I paesi dei paradisi fiscali sanno che alimentano traffici illeciti?”.
Risposta: “Sanno di aver creato volutamente delle leggi che consentono il riciclaggio, sono contenti perché i ricchi portano i soldi nelle loro banche”.
Domanda: “Ha mai provato paura?”. Risposta: “La paura è un fatto umano e anche io provo paura. La paura si supera se si è convinti che ciò che si fa è giusto”.
Domanda: “Tornerebbe indietro?”. Risposta: “Quando avevo la vostra età non sapevo esistesse la magistratura.
Da grande, pensavo, voglio fare qualcosa per cambiare questo sistema, studiando, così sono diventato magistrato e sono contentissimo delle mie scelte
”.
Domanda: “Cosa rende la mafia più forte della politica?”. Risposta: “Negli ultimi decenni la politica si è chiusa a riccio senza dare risposte ai bisogni della gente, il capomafia invece è tra la gente. Questo crea legittimazione e potere al capomafia. Oggi molti candidati politici vanno dai capimafia a chiedere pacchetti di voti, quindi si è tutto capovolto”.
Gratteri ha poi tenuto a sottolineare: “Non ci dobbiamo abbattere se vediamo la ndrangheta presente nei territori. I cittadini di Lamezia devono riappropriarsi del territorio che era in mano alla mafia. Create associazioni di volontariato, allenatevi al gusto della gestione del bene pubblico”.
Domanda: “La politica è libera da influenze mafiose?”.
Risposta: “Alcuni politici continuano a cercare la mafia, la vedono loro interlocutrice. Io sogno una scuola a tempo pieno con insegnanti più pagati, dove i ragazzi vengano aiutati a crescere. Penso ad un sistema giudiziario proporzionato al nostro sistema criminale”.

Giuseppe Donato

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