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Il primo giorno di scuola

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Si lavora all’organizzazione dell’anno scolastico 2018-2019 già dal 1 settembre, ma il primo giorno effettivo, per circa gli 8,6 milioni di studenti delle scuole statali e paritarie, numero totale di alunni sempre secondo quanto riporta il MIUR, è in leggero calo.

Tutti di certo ricordiamo il proprio primo giorno di scuola e attraverso figli, fratelli, nipoti, riassaporiamo quell’entusiasmo e quello stato di quasi abbandono che ci assaliva varcando la soglia del nostro futuro. “Uhè mamma oggi è il primo giorno di scuola!/ Sono molto emozionato, mi hanno messo in 1ªB/ mamma lasciami la mano un bambino non son più/ mamma tienimi la mano non conosco nessuno/ mamma stringi forte la mia mano che non sono amico di nessuno”: cantavano così Elio e le Storie Tese, ricordandoci che la nostra vita per sempre sarà segnata dal primo giorno di scuola e terminato quello domani verrà il secondo, e poi tanti tantissimi giorni di scuola.

E siamo già tra polemiche, gossip (iniziano la scuola anche i figli delle star), decreti mal impostati e insegnanti precari che si vedono assunti con clausole, graduatorie ancora in aggiornamento e stipendi dell’anno passato ancora non accreditati. Quest’anno i posti in organico, sia dell’autonomia che di fatto, sono in totale 822.723, di cui 141.412 di sostegno, e i conti già non tornano: il Ministro Bussetti ha affermato che i supplenti costituiscono il 10% dell’organico, in quanto le supplenze saranno 80.000 mila e i docenti di ruolo (quindi facenti parte dell’organico dell’autonomia) circa 700.000. Dati comunque contestati dal presidente dell’Anief, Marcello Pacifico: “La quantità di personale docente in servizio l’anno scolastico scorso durante le ultime elezioni RSU, svolte in primavera, ammontava a un milione di unità. Come mai oggi il Ministro dell’Istruzione si ferma a meno di 800 mila? (…) L’ipotesi che si giochi con i numeri per cercare di sminuire la piaga del precariato scolastico è quindi più che lecita”. “Perché – continua il sindacalista autonomo – con le quantità reali, considerando anche le immissioni in ruolo perse, una su tre, che porteranno le supplenze ad oltre 100mila unità, la percentuale di insegnanti precari sale al 13%: considerando che stiamo parlando del comparto più grande d’Italia, si tratta del 75% di lavoratori non di ruolo di tutta la pubblica amministrazione“.

 

Valentina Arichetta

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