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Iu parru d’àgliu e tu rispùndi cipùlli

1 min di lettura
cipolla aglio

«Io parlo d’aglio e tu rispondi cipolle»: frase idiomatica, la nostra, che si profila come retaggio classico del latino «ego tibi de aliis loquor, tu respondes de caepis» («io sto dicendo altre cose mentre tu in risposta parli di cipolle»)

Insomma, a dirla in breve, si tratta di confusione tra piani semantici diversi, un po’ come quando noi diciamo «prendere lucciole per lanterne» o «capire fischi per fiaschi».

A livello vernacolare ho avuto modo di constatare, poi, che esiste pure la variante «iu parru d’àcciu e tu mi rispùmdi fhinùacchju» che, grosso modo, conserva la stessa sintassi di senso con la semplice mutazione dei soli prodotti ortolani (sedano-finocchio). Ciò che è messo in rilievo, fateci caso, è il piano della comunicazione che distanzia gli attori della comunicazione verbale: cosa ne può nascere!?

Scenette da telefilm domestici: immaginate, in tutto questo, quelle abitazioni in cui Amplifon non è arrivato, un casotto per non dire un bel ‘48! Lì i quo pro quo diventano fumetti da Walt Disney, altro che Paperolandia! Che altro aggiungere!?

Quando sorgono problemi di inferenze informative è inutile sbraitare e farci esaurire: «repetita iuvant», dicevano i Latini, per essere esaustivi. Elementare, Watson!

Prof. Francesco Polopoli

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