LameziaTerme.it

Il giornale della tua città



“La Fragilità del bene” – L’intervista di Insideout a Paolo Crepet

5 min di lettura

“Sono poche le domande che rivolgo al Dott. Crepet perché le sue frasi parlano già da sole, e da sole in un silenzio quasi sacro raccontano la Fragilità del bene” afferma Olga Pagano nel format Inside Out

“Si fa presto a dire amare, ma quante sono le persone che possono dirsi innamorate sul serio? E quante quelle capaci di andare oltre l’innamoramento? Una cosa è certa: l’amore non può diventare un laconico messaggio lanciato nell’universo distratto, né può contare sulla probabilità che un’anima ne incroci un’altra nella notte dei giochi tecnologici. L’amore ha bisogno di essere contaminato, anche quando costa, anche quando sa di amaro e di lacrime. Sentimento «piú dogmatico dell’amore» è l’amicizia, che non conosce sfumature di comodo, che è tutto o niente, e ha bisogno di ancora piú coraggio dell’amore, perché richiede l’assoluta conquista dell’altro e la totale perdita di sé. Ultima tappa di questa guida amichevole sul sentiero della maturità affettiva è la felicità: per raggiungerla, dobbiamo impegnarci ad avviare una piccola rivoluzione della gioia e della positività. Perché essere felici può accadere molto piú spesso di quanto immaginiamo, dobbiamo solo lasciare che accada.”

E’ con una nuova introduzione, che però non cambia le regole del gioco, che Paolo Crepet, laureato in medicina con specializzazione in psichiatra, sociologo, saggista e opinionista italiano, riadatta ed unisce in un unico volume tre dei suoi numerosi saggi che trattano fondamentali valori dei quali ognuno di noi è costantemente alla ricerca ogni giorno, anche se, inconsapevolmente. Amore e Amicizia che camminano mano nella mano alla costante ricerca di un terzo pilastro vitale: la felicità.

Amore, amicizia, felicità. Tre parole sacre da cui ripartire sempre, tre modi di vivere il coraggio dei sentimenti e prendersi cura della loro estrema fragilità. Un saggio appassionato che mette a fuoco i legami che rendono uniche le nostre vite” cita nel suo testo che appassiona tanto quanto può essere odiato chi non ha mai vissuto una forte passione.

Insideout: “Dott. Crepet, Le cito una sua frase che trovo bellissima “Penso che fare lo psichiatra, come lo scrittore, significhi intraprendere l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità. Ho sempre amato cercare la gente, ascoltarla, scriverne. Tutto parte dalla ricerca della felicità e per questo credo che la psichiatria sia l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità. Sono convinto che la psichiatria abbia più a vedere con l’arte che con altro” E le chiedo: quanto hanno in comune lo psichiatra e lo scrittore?”

  1. Crepet: “Sono due lavori simili che ovviamente hanno molto in comune, naturalmente ci sono svariati tipi di scrittore, lo scrittore di gialli, il romanziere, il saggista, parlare di una categoria molto ampia e con personalità molto diverse. Per quanto riguarda gli psichiatri, evito di frequentarli.” Irrompe con la sua contagiosa risata e andiamo oltre.

Insideout: “Quale prevale delle due figure professionali ed in quali occasioni?”

  1. Crepet: “Come Paolo Crepet non ne prevale nessuna, diciamo che entrambi li faccio da “seduto”” la simpatica risata interrompe nuovamente la sua frase che continua subito dopo “Non mi piacerebbe l’idea di avere far prevalere l’uno rispetto all’altro o fare ogni cosa in maniera diversa, sarebbe come pretendere di essere qualcun altro indossando un vestito diverso, siamo quello che siamo.

Siamo quello che siamo è una frase che ricorre spesso nei testi o nelle citazioni del Dott. Crepet, lo siamo con gli eventi che ci portiamo nel nostro bagaglio sentimentale, quel bagaglio che dovrebbe contenere prepotentemente amore, amicizia, felicità.

Insideout: “Dott. Crepet, ha scritto: Sull’Amore (2006), Elogio all’amicizia (2012) e impara ad essere felice (2013) in tre momenti diversi della sua vita. Come mai l’idea di unirli in un unico volume?”

  1. Crepet: “Per me sono tre parole sacre, il fatto di averli scritti in tempi diversi, non cambia l’importanza del loro valore. Quello che mi sta a cuore è riproporli per i tempi che corrono che oggi che pur se molto diversi dal 2005, sono molto simili.”

Insideout: “C’è n’è una di queste tre parole che si avvicina di più a Paolo Crepet?”

  1. Crepet: “In realtà no, per me sono tre gambe che reggono un tavolo, se ne togli una il tavolo va giù. Camminano di pari passo la completezza la si trova nell’avere tutte e tre queste cose essenziali. Che poi sia difficile raggiungere questa unione è un altro paio di maniche.

Insideout: “Da dove nasce il titolo “La fragilità del bene””

  1. Crepet: “Questo è un titolo inventato da me che nasce dal pensiero della vulnerabilità di quelle tre parole, soprattutto in questo periodo mi sembrava anche doveroso pensare che il bene non è per sempre, è vulnerabile, è cadunco, anche il miglior bene è fragile e non sempre prevale sul male, lo impariamo ogni giorno a nostre spese e mai come in questo periodo. Così come anche la libertà poiché se un individuo non è libero, non lo è di amare e di cercare la felicità, così come non è libero di avere un amico. Per ricollegarci ai nostri tempi credo che dall’umanità ci si aspettava qualcosa in più e invece mai quanto oggi, con questa pandemia ci siamo dovuti tutti arrendere ad una evidente ed imbarazzante fragilità del bene.”

“La fragilità del bene è una verifica di realtà che non indebolisce i nostri principî morali, non fiacca i nostri migliori sentimenti e le nostre speranze, ma al contrario li rafforza.” Come cita il Dott. Crepet.
L’umiltà, cui il virus ci ha costretto, è l’unico modo per non dare ulteriore adito e spazio a una dissennata prosopopea basata sull’onnipotenza che pretende che anche la scienza si pieghi alle regole della fretta e dell’immediatezza cui il linguaggio tecnologico ci ha abituato in questi ultimi anni.
Ammettere fragilità e vulnerabilità significa rafforzarsi, perché è il dubbio che rende credibile e affidabile l’uomo, non la sua tracotanza.
Rileggo i titoli dei libri che sono raccolti in questo volume e penso, senza alcuna presunzione, che possono aiutare a tracciare, assieme, una via salvifica: solo amore e amicizia permettono la ricerca della felicità, proprio perché sentimenti rari e complessi. L’unico antidoto in tempi così difficili è rappresentato da una potente necessità: quella di immaginare nuovi orizzonti, nuovi sogni e utopie. Solo se l’umanità scoprirà l’eterna fragilità del bene potrà difenderlo e ampliarlo per fare in modo che nuove generazioni possano appropriarsene e goderne. Soltanto l’immaginazione consentirà di guardare oltre, di sognare il nuovo, di allevare un coraggio strepitoso che ci permetterà di evitare il grande ristagno che aspetta gli ignavi
.

Click to Hide Advanced Floating Content