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La politica manca di poesia

2 min di lettura

Rieducazione sentimentale per un maggiore impegno politico

La politica manca di poesiaLa nostra terra si irrora di spiritualità, sin dalle radici della Magna Graecia, in cui ci si identifica per orgoglio civile, ma che, ripetutamente, e non eccezionalmente, è offesa da una disattenzione politica.
La politica è sporca, perché manca di poesia. Ridondante è rammentare che persino la nostra Bibbia ha le mani di un Poeta: e trovo ancor di più dissacrante, alla luce di ciò, l’incuria del territorio.
La politica, come la poesia, è un’arte: la prima è l’ars del governare, la seconda quella della fascinazione e dello sguardo di senso. Il poeta è, dunque, l’occhio: una sensibilità spirituale capace di sublimare ogni prosaicismo oscurante. Ora, ritornando alla politica, come il poeta, anche il politico deve essere l’occhio.
Deve avere occhio per l’economia, la morale, la giustizia, la democrazia, insomma! La gestione della cosa pubblica in vista del benessere collettivo, come impegno!
Eppure è all’orecchio di tutti l’umile voce del dèmos, quotidiano ed inascoltato: un silenzio che urla! Ergo, non si è visto bene!
Amo la bellezza dei tratti umani in coloro che si battono ancora per dare anima alle tante cittadelle di questo bellissimo Rosario bruzio, che è la nostra Calabria e preferisco portare alla rievocazione di tutti un pensiero lirico, che ha tutto il sapore di una preghiera laica.

Ti amo Calabria
per gli assorti silenzi delle tue selve
che conciliano i sogni dei pastori
e le estasi degli eremiti.
Ti amo per quel fiume di alberi
che dalle timpe montane
arriva ai due mari
a bere il vento del largo
frammisto all’aroma del mirto.
Ti amo per le solitarie calanche
chiuse da strapiombi di rocce
che prendon colore dell’alga
nata dallo spruzzo dell’onda.
Ti amo per le spiagge deserte
bianche di sole e di sale
dove fanciulli invisibili
sorelle di Nausicaa
corrono sul frangente marino
i piedi slacciati dai sandali.
Ti amo per la fatica durata
a domar le montagne, a bucarle,
a intrecciarle a festoni di pergola,
a cavarne grasse mammelle
di moscato d’oro per mense di dei.
Ti amo per l’aspro carattere
fortificato da solitudini
secolari, bisognoso
di poche essenziali parole
mai vacillante
davanti alla congiura dei giorni…
(Dai versi di Leonida Repaci)

Meditate, cari politici: anzi, Amate!

Prof. Francesco Polopoli

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