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Lamezia. Emergenza Covid in ospedale: la testimonianza di un medico

2 min di lettura

Lettera di un medico in prima linea dell’ospedale lametino sull’attuale situazione

Sono quasi 40 anni che faccio questo lavoro, eppure l’ansia che provavo nei miei primi giorni di guardia medica non è nulla a quella che provo oggi quando varco per ogni turno la porta dell’ospedale

Mi fermo davanti alla cappella e la mia invocazione è sempre uguale “Signore guida la mia testa per capire, i miei occhi per vedere, le mie orecchie per sapere ascoltare, le mie mani per saper cogliere, il mio cuore per accogliere, la mia bocca per saper comunicare con chi mi farai incontrare”

Una preghiera fatta ogni giorno con il cuore e con gli occhi lucidi…perché ho paura.

Paura che l’ansia mi faccia sbagliare, mi faccia sottovalutare, mi faccia essere frettolosa, non mi faccia comprendere appieno i bisogni di che si è rivolto a me con ansie e aspettative di guarigione.

E poi la paura che ti attanaglia ogni volta che rientri a casa, paura di esserti contagiato e di contagiare chi è vicino a te. Sinceramente non mi preoccupo tanto delle mie possibili fragilità di fronte ad un’infezione da coronavirus ma di quelle di chi mi sta accanto…non me lo perdonerei mai.

Viviamo lontani dai nostri affetti, ci isoliamo in casa.

Partecipiamo da lontano e ci priviamo di condividere momenti di gioia, momenti di preoccupazione. Mi sento sola in questo percorso, la certezza che il Signore mi accompagna sempre non è più scontata.

Dubito della mia Fede….non sempre sono capace di dire “Signore sia fatta la Tua volontà”.

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