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Lamezia. La raffineria abbandonata dove vivono un clochard e un sorvegliato speciale

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LAMEZIA. Sopralluogo dei funzionari della Regione Calabria alla raffineria abbandonata di località Bellafemmina, sito di grave pericolosità ambientale; luogo dove ha trovato riparo un clochard e dove, da anni, ha la residenza un sorvegliato speciale. 

Doveva essere la raffineria d’olio della Calabria (Progetto Icla Napoli 1969), un importante complesso industriale costato 9 miliardi delle vecchie lire. L’opificio doveva far parte del progetto Feoga e, il ministero dell’Agricoltura, lo affidò all’Opera Sila. Col passare del tempo le gestioni si sono succedute: la raffineria è passata all’Esac e poi all’Arssa e poi ancora all’Apor. Nel 2004 la Regione Calabria l’assegnò in comodato d’uso gratuito alla società consortile Insieme scrl. La raffineria naturalmente non è andata in funzione ed oggi è un agglomerato di materiali pericolosi ed inquinanti da rimuovere. Stamattina, in seguito alle tante richieste avanzate dall’avvocato lametino Giancarlo Nicotera, è stato fatto un sopralluogo all’ex opificio da tre funzionari della Regione Calabria (Dipartimento patrimonio): Nicola Giancotti, Domenico Lubello e Attilio Briganti.  Sul posto, allertati da Nicotera, sono intervenuti alcuni militari della stazione dei carabinieri di Lamezia Scalo. Ad accogliere gli ‘indesiderati’ visitatori i cani randagi che vivono nell’area dismessa insieme ad un noto clochard della città e ad un sorvegliato speciale che ha la residenza in una casa fatiscente, attigua ai capannoni realizzati nei primi anni Settanta.

Dopo le prime reazioni inconsulte, alla vista dei carabinieri l’uomo sottoposto a misura restrittiva si è calmato ed ha lasciato che i funzionari, i militari e Nicotera visitassero il complesso industriale divenuto un ammasso di materiali e rifiuti pericolosi. Nei capannoni si trova di tutto, macerie in gran quantità che andrebbero rimosse prima possibile per consentire la bonifica di tutto il sito. I funzionari regionali, durante la visita, hanno annunciato che l’ex opificio sarà inserito proprio nei prossimi giorni nell’elenco dei beni da alienare o da valorizzare.

Dopo quasi mezzo secolo di sprechi, degrado e inquinamento ambientale, arriverà forse la parola ‘fine’ per una delle tante incompiute calabresi, uno dei simboli di quello sviluppo industriale pensato sulla carta tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta ma, in realtà, mai concretizzato da nessun governo nazionale e da nessuna amministrazione regionale. Red.

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