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Lamezia. Luoghi chiusi e abbandonati, Parco della Piedichiusa sia ripartenza

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L’appello di Antonio Mangiafave, Animatore del Progetto Gedone, per il Parco della “Piedichiusa” prossimo all’inaugurazione

Comunicato stampa

Apprendiamo in questi giorni che la realizzazione del Parco della “Piedichiusa” è quasi terminata, il parco è prossimo all’inaugurazione (forse solo perché siamo in campagna elettorale!).

E’ una bellissima notizia, peccato che nasce in un contesto “orfano”. Si’, perché, checché ne dicano, soprattutto qualche candidato alle prossime elezioni e suoi seguaci, il parco è orfano del Castello che è “chiuso e abbandonato’, così come il sottostante punto informativo all’interno del vecchio mulino di via Soccorso, nel quartiere San Teodoro: “chiuso, abbandonato e inagibile”. Sono orfani anche Palazzo Panariti, Palazzo Blasco, l’Ecomuseo luogo della Memoria, il Teatro Russo, il parco archeologico di Terina, una parte  dell’Abbazia Benedettina. Sono tutti diventati luoghi d’abbandono, contenitori vuoti di location di eventi sporadici che “rimandano” in modo chiaro a quale sia l’ “identita culturale della città”.

Poi ancora, via Garibaldi con il contratto di quartiere, con i suoi luoghi “chiusi e abbandonati”, talmente chiusi che qualche privato ha pensato bene di chiudersi anche il “giardino”, con tanto di lucchetto, nonostante le segnalazione agli uffici competenti. Ma nulla è successo, nulla interessa!

Ci auguriamo che il Parco della “Piedichiusa” possa rappresentare davvero la ripartenza. Che non si facciano gli errori del passato, che non si pensi che basta spendere quattro miliardi delle vecchie lire per riqualificare un quartiere, per dare vita a un quartiere. Perché ciò che è essenziale è dare continuità ai contesti e ai luoghi, prendersene davvero cura, non abbandonarli.

Proponiamo ai Commissari di avere il coraggio di sperimentare per il il Parco della “Piedichiusa”:

Il “Regolamento per l’Amministrazione condivisa dei beni comuni”,  atto normativo che mette al centro la disciplina delle forme di collaborazione tra i cittadini e l’amministrazione finalizzate alla cura, alla rigenerazione e alla gestione condivisa dei beni comuni. Tale Regolamento ha come oggetto la disciplina del modello organizzativo di amministrazione condivisa che consente a tutti i cittadini attivi, singoli o associati, e all’amministrazione di svolgere attività di interesse generale su un piano paritario.

Ad oggi il Regolamento per l’Amministrazione condivisa è stato adottato da più di 250 Comuni, lo hanno adottato anche la citta di Palmi, le Unioni dei comuni, la Citta’ metropolitana di Milano, la regione Lazio, nonché enti pubblici di natura economica, a dimostrazione di quanto questo strumento sia caratterizzato da un elevato grado di adattabilità, capace di disegnarsi concretamente a seconda dello specifico contesto nel quale interviene.

Nel 2017 Labsus ha proposto un prototipo di Regolamento per l’Amministrazione condivisa dei beni comuni, al quale i comuni possono far riferimento.” (https://www.labsus.org)

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