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Lamezia Summertime. Angelo Gallo e Gaspare Nasuto ospiti a TeatrOltre: il Teatro Ritrovato

3 min di lettura

Lamezia Terme, 31 marzo, Chiostro di S. Domenico Caffè Letterario. Ospiti per il Lamezia Summertime 2018, sezione TeatrOltre: il Teatro Ritrovato Angelo Gallo (Teatro della Maruca) e Gaspare Nasuto in Pulcinella e Zampalesta nella la Terra di Fuochi. Lo spettacolo nasce dalla collaborazione artistica di Angelo Gallo con Gaspare Nasuto, burattinaio napoletano che dal 1989 ricerca per Pulcinella nuove strade drammaturgiche di gusto contemporaneo.

Il progetto Lamezia Summertime è un evento storicizzato, realizzato dal Comune di Lamezia Terme in collaborazione con Arci Lamezia Terme/Vibo Valentia in qualità di partner di progetto e finanziato dalla Regione Calabria con fondi PAC per il triennio 2017-2019.

La Calabria e la Campania. Angelo  Gallo e Gaspare Nasuto. Due artisti, l’arte antica dei burattini, due tradizioni che si incontrano.

Abbiamo intervistato Gaspare Nasuto, Ambasciatore di Pulcinella nel mondo e Angelo Gallo “papà” di Zampalesta, il cane Tempesta.

“Non sono uno scultore e nemmeno un artigiano. Io fabbrico leggende”  così Nasuto con i suoi piccoli capolavori di scultura in legno (cirmolo, mogano, faggio..): i Black Dogs, la Morte nera in puro stile rock,  Totonno ‘o pazzo, il Guappo napoletano e poi il suo Pulcinella. Sguardo vivo sotto la maschera dal naso a becco d’uccello e le rughe profonde,  veste bianco lenzuolo, abito dei sogni e sudario dei morti… e ancora quella voce metallica che pesca nell’universo animale… E Gaspare vive con la sua pivetta d’argento, accucciata sotto la lingua o nell’incavo della guancia. Si dice che non se ne separi mai…

È questo il suo Pulcinella, non solo personaggio o maschera ma l’archetipo di tutto il Sud con il suo carico di negritudine: la ribellione, la fame atavica, l’irriverenza, la voglia di riscatto sociale, l’eterna lotta con la morte.

Zampalesta, creato da Angelo Gallo, s’inscrive nella tradizione dei Black Dogs di Nasuto ma se ne  differenzia per il colore del suo mantello color cenere come la pelle di un pachiderma. Corpo allungato, bocca grande, occhi furbi e dispettosi. Sempre in caccia della povera gallina Serafina, pennuta variopinta e instancabile produttrice di uova fresche, ha come padrone il contadino Rusaru, tipico villano calabro dalle scarpe grosse e dal cervello fino. E Angelo anima il suo Zampalesta con attenzione talmente premurosa ad ogni suo variar di espressione da farlo diventare una vera primadonna in grado di ammiccare al pubblico, mordere gli altri attori, veri o animati che siano.

Perché i burattini non sono semplici oggetti di legno a cui le mani dell’animatore/attore imprimono movimenti meccanici. È sorprendente quanto nella fissità della loro espressione riescano a comunicare tutta la gamma dei sentimenti umani: amore, gelosia, rabbia, dolore, rivalità, tenerezza… Merito dell’alchimia che si crea tra i burattini e i loro animatori che li muovono, danno loro la voce, rispondono diventandone l’ombra, l’alter ego in un perfetto sincretismo tra umano e inanimato, tra animali, oggetti e uomini.

E così Pulcinella e Zampalesta, secondo moduli fissati in un consumato – eppur sempre nuovo –  esercizio scenico,  si incontrano nella baracca nera per una storia a quattro mani che prende spunto dalla cronaca reale riportando una tematica di stretta attualità ovvero quella relativa alla terra dei fuochi. Nella storia di pura fantasia teatrale che narra dei preparativi dell’imminente matrimonio tra Pulcinella e la bella Teresina, si insinua prepotentemente la realtà delle ecomafie con i rifiuti tossici sversati clandestinamente nelle fertili terre campane. E saranno proprio Pulcinella e Zampalesta a smascherare i criminali che stanno avvelenando uomini, piante e animali e a garantire l’happy end.

Uno spettacolo  di denuncia sociale che fa riflettere divertendo e che annulla le distanze tra adulti e bambini perché l’infanzia non è solo una fase della vita ma anche uno spazio dell’immaginario collettivo, uno spazio mitico ove investire memoria, desideri, sogni. E la mente va  ai primi giochi candidi, all’infanzia, alla meraviglia per il dono di questi due grandi artisti.

Giovanna Villella

[foto di scena Ennio Stranieri]

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