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L’archeologo lametino Davide Mastroianni vicepresidente di Sigea Calabria

4 min di lettura
Davide Mastroianni vicepresidente SIGEA Calabria

Sigea Calabria: eletti il geologo Gaetano Osso come presidente e l’archeologo lametino Davide Mastroianni come vicepresidente e referente dell’area tematica “Geoarcheologia”.

Classe 1984, l’archeologo lametino Davide Mastroianni che da anni milita nell’associazionismo che si occupa di valorizzazione del patrimonio storico-culturale, è stato eletto vicepresidente del consiglio direttivo Sigea Calabria. Mastroianni vanta una formazione orientata all’archeologia dei paesaggi e alle tecnologie legate all’uso dei più moderni strumenti per l’analisi del territorio in campo architettonico, ingegneristico e geomorfologico.

Durante l’intervista rilasciata in esclusiva alla nostra testata ci tiene a ringraziare il professore Gioacchino Lena, geo-archeologo, amico e guida scientifica, attuale referente nazionale per la georcheologia della Sigea, che lo ha indirizzato verso questo settore specifico che abbraccia lo studio del paesaggio sia antropico sia naturale.

Vogliamo parlare della sua formazione?

Sono un archeologo con un dottorato di ricerca in “Architecture, Industrial Design and Cultural Heritage”, in topografia antica, conseguito all’Università della Campania Luigi Vanvitelli, borsista di ricerca all’Università di Sassari e la Federico II di Napoli. Da anni mi occupo dello studio dell’Abruzzo interno e costiero romano e medievale, delle città dell’Italia Antica della Campania e dell’Etruria.

Lei attualmente di cosa si occupa in questa fase post-Covid?

Si tratta di un settore che ha risentito fortemente della pandemia da Covid, tantissimi sono i cantieri che sono stati chiusi o per nulla avviati, si spera in una ripresa più sostenuta tra settembre e ottobre. Nel frattempo lavoro da libero professionista in Abruzzo, una regione in cui mi sono trovato benissimo e dove si lavora altrettanto bene; parallelamente non abbandono la produzione di articoli da ricercatore autonomo, coltivo il lato accademico.

Lei è molto attivo nell’associazionismo che si occupa di beni culturali, cosa pensa dell’affidamento del patrimonio alle associazioni?

Faccio parte dell’associazione lametina Santi 40, la cui attività improntata sulla geologia dei territori riprenderà a breve. Io credo che le associazioni abbiano un ruolo fondamentale nella valorizzazione dei beni culturali, ma le loro forze si fermano, anche da un punto di vista economico, nel momento in cui si debba passare la palla ai professionisti del settore, che se pure fanno parte delle associazioni devono essere retribuiti per i servizi offerti. Per garantire la continuità dei servizi è necessario cambiare la forma associativa, passare ad una onlus oppure ad una cooperativa, ma non sempre è possibile soprattutto per le spese iniziali di gestione che sono dei veri e propri investimenti. Si tratta dell’unico modo che permetterebbe di garantire un’attività proficua e retribuita oltre che permettere di partecipare ai bandi regionali per la percezione dei fondi creati ad hoc.

Parliamo un po’ di Sigea. Da quanto tempo ne fa parte? Si aspettava questa candidatura?

Milito in Sigea da circa un anno e mezzo. La scelta di avviare la creazione di sezioni regionali è recente, si tratta di un esperimento. Siamo attivi da una settimana e sono rimasto piacevolmente colpito dalla scelta ricaduta su di me. Si tratta di un gruppo giovane e dinamico con il quale mi trovo benissimo, la speranza è quella di avviare un’attività che possa attirare l’attenzione sui geo-siti della Calabria ai più sconosciuti. Nello specifico Sigea – Società italiana di geologia ambientale – è l’associazione più attiva a livello nazionale nella promozione di attività scientifiche e divulgative sui temi ambientali, riconosciuta anche dal ministero dell’ambiente.

 Quali sono gli obiettivi ai quali mira nell’immediato e quali quelli a lungo termine?

Nell’imminenza è previsto un incontro del direttivo nel mese di settembre che si terrà nel cosentino, sarà un momento di confronto sicuramente proficuo essendo io l’unico rappresentante per ora della provincia di Catanzaro. Prossimamente sicuramente vorrei lavorare sul territorio lametino, per farlo dovrò interfacciarmi con le istituzioni locali, sicuro di una loro totale apertura su temi come questo.

Tra le altre cose uno dei miei scopi e della società è quello di aumentare il numero dei soci attivi sul territorio, per rendere un argomento così di nicchia alla portata di tutti, in un’ottica di fruizione condivisa del patrimonio. A tal proposito rimando al sito di SIGEA per avere maggiori informazioni sullo statuto associativo e le modalità di tesseramento, invitando i lettori a prendere parte a questa realtà nazionale così importante.

Può suggerirci i principali siti calabresi da visitare che rientrano in quelli che sono definiti geo-siti archeologici?

Primo fra tutti il sito archeologico di Zungri, in provincia di Vibo Valentia, un sito ruprestre di 3mila metri quadri ritornato visitabile dai primi di luglio; ma anche le Gole del Raganello un’area naturale protetta situata nei comuni di San Lorenzo Bellizzi, Civita e Cerchiara di Calabria in provincia di Cosenza. E, ancora, i diapiri salipici di Zynga in provincia di Crotone, chiamati in loco salpìe: delle strutture a forma di cupola il cui centro è composto da salgemma ed eventuali altri sali di natura evaporitica nelle sommità e molto altro.

Questo dimostra come la Calabria possa stupire sotto tantissimi aspetti, non solo ancora da studiare, ma anche da divulgare, perché solo conoscendo le origini su cui si sviluppano le proprie radici se ne può apprezzare l’appartenenza. L’auspicio è che questa sia un’occasione perché le bellezze del nostro territorio non passino inosservate, rinnovando gli auguri di buon lavoro ad un figlio della nostra terra che si prodiga con professionalità perché questo accada.

Felicia Villella

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