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“Leggere” il cinema come un libro: Ippolita Luzzo racconta la sua litweb

2 min di lettura

Scambio, attenzione e ricerca: così la blogger Ippolita Luzzo racconta il cinema (e i libri) nella litweb

LAMEZIA. Scrivere un blog, soprattutto scriverne uno in cui si decide deliberatamente di raccontare l’arte nel suo attimo nascente, per la blogger Ippolita Luzzo è testimonianza di un riconoscimento: quello del momento meramente creativo. Tant’è che l’approccio della litweb, il “regno” di parole scelte con consapevolezza e precisione dalla Luzzo, è proprio quello di interpretare quell’istante, quella fiamma che ha dato vita all’arte, qualunque espressione essa abbia.

L’urgenza di scrivere. La necessità di raccontare. Queste le pietre miliari di un percorso attraverso la litweb guidato da Anna Colistra, dell’associazione UNA, e puntellato dalle letture dell’attore Mario Maruca. Un viaggio nel regno della narrazione dell’arte, dove Ippolita Luzzo si avvale di flash, salti, link e connessioni tra un libro, un film, un quadro. La litweb è dunque il crocevia di incontri artistici dei quali la blogger è artefice e fruitrice allo stesso tempo.

E il cinema è una di queste espressioni. Il cinema, come la letteratura, dev’essere raccontato. L’esperienza di visione, unica e irripetibile, che ciascuno di noi ha davanti a uno schermo che proietta una pellicola è densa di emozioni, stimoli e suggerimenti che non possono essere taciuti. “Tanta è l’urgenza di sedermi e scrivere, che in quel momento sono un tutt’uno con le mie impressioni sullo spettacolo o sul film al quale ho assistito”, spiega la blogger.

Il film diventa quindi un’opera letteraria, un libro sul quale scrivere. Il blog, lo spazio virtuale, si trasforma in una comunità dello spirito: una finestra sul mondo che crea connessioni tra la blogger, i suoi lettori e gli artisti di cui narra. Il blog è energia, è scambio, è luce. Come abbiamo visto prima, è racconto urgente.

Nella litweb, come dovrebbe essere nella vita, le parole hanno un peso, per questo non possono ripetersi. Le parole devono superare l’omologazione narrando sempre qualcosa di nuovo, di diverso. “Più si ripete una parola, più quella perde il proprio significato”, su tale assunto Ippolita Luzzo è irremovibile. “La vita di ciascuno di noi è talmente varia e interessante, al punto da doverla raccontare con originalità, usando sempre parole diverse”.

Anche l’arte, questo immaginario che traslata la realtà consentendoci di raccontarla in maniera pienamente libera, è variegata, ricca e molteplice, pertanto non può essere appiattita a merce da supermercato. “L’arte è qualcosa di molto complesso, difficile e sofferto. Anche quando diverte, l’arte nasce dalla sofferenza. L’arte è risposta a un disagio e questo suo status oggi viene taciuto, distrutto”. Il disagio che dà vita all’arte, oggi, nell’era della mercificazione “artistica”, viene allontanato, soffocato.

Per concludere, quel disagio, sia esso fonte originaria di un film o di un romanzo, è, secondo Ippolita Luzzo, il momento nascente, è l’oggetto di ricerca della litweb. L’atto creativo al quale non si deve asservimento, bensì attenzione e ricerca.

Daniela Lucia

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