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L’interminabile attesa del 118 di una donna in gravissime condizioni

3 min di lettura

L’interminabile attesa di una famiglia che chiama un’ambulanza dalle 19,30 e invece arriva alle 20,45, prima di poter portare la propria congiunta in presunto coma, al pronto soccorso

Comunicato Stampa

Dalla loro casa l’ospedale di Lamezia dista 11 km e quello di Catanzaro 30 circa, niente giustifica l’attesa. Questa è la Sanità che ci ritroviamo dopo il taglia e cuci di piani di rientro e commissariamenti.

Il diritto alla cura e alla salute sancito dalla Costituzione Italiana, in Calabria che fine ha fatto?

I cittadini hanno dei diritti oppure sono sempre e solo dei numeri e dei calcoli politico-economici?

Il figlio della signora in coma, una donna di 59 anni, ci racconta i fatti, ci mostra anche il suo cellulare per testimoniare le chiamate effettuate e ci chiede di scrivere, sottolineando che non è  responsabilità degli operatori del 118: secondo lui i medici non hanno alcuna responsabilità chi, invece, ne ha tanta chi non si rende conto che i cittadini rischiano la vita per servizi organizzati senza la reale considerazione dei bisogni dei territori. Come si lavora senza uomini e mezzi?

Il racconto: “Ho deciso di chiedervi di riportare quanto è accaduto perché non se ne può più. Io chiamo da Pianopoli sperando di avere risposta da Lamezia. La prima telefonata al 118 dell’ASP CZ, la faccio alle 19,25 del 6 agosto, la risposta è che non hanno ambulanze e nemmeno l’elisoccorso. Mi dicono che attivano l’ambulanza della postazione di Soveria Mannelli che sta rientrando da Cosenza e si trova dopo Rogliano, sull’autostrada, ed è già in codice rosso per venire a Pianopoli. Ancora chiamo, alle 19.54, per il mio sollecito, mi riferiscono che l’ambulanza sta arrivando di stare tranquillo e nel frattempo di chiamare la guardia medica di Pianopoli, che alle 20.00 monta di servizio. Così ho fatto, la guardia medica è arrivata subito. La dottoressa di turno alla mia chiamata è intervenuta ed ha prestato subito le prime cure, per quello che poteva fare. Vista la gravità della situazione, alle 20.13 la dottoressa di guardia medica chiama la centrale operativa del 118, dicendo che la paziente è grave e non risponde a nessuna stimolazione. Dall’altra parte rispondono che l’ambulanza stava partendo in quel momento da Soveria Mannelli. La dottoressa è sconfortata per la situazione e anche un po’ spazientita per la risposta ricevuta, a quel punto mi sono sentito preso in giro. Alla mia prima telefonata hanno detto che era sull’autostrada e invece, a quanto pare, doveva ancora partire da Soveria Mannelli. Così chiamo alle 20,16, cade la linea e sono costretto a richiamare per sapere effettivamente dove fosse l’ambulanza. Alle 20.17 richiamo la centrale e mi risponde una dottoressa, mentre nelle precedenti telefonate avevo sempre parlato con un uomo. Questa dottoressa mi dice che lei ha preso servizio in quel momento e non sa niente di quanto è accaduto prima. Sa solo che è stata attivata questa ambulanza da Soveria Mannelli per Pianopoli. Nel frattempo ho messo a conoscenza dell’accaduto anche i carabinieri di Pianopoli. Alla fine, l’ambulanza è arrivata a casa di mia madre, a Pianopoli, alle 20.50 circa un’ora e mezza dopo la prima chiamata. Da qui, vista la gravità della situazione, mia mamma è stata trasportata all’ospedale di Catanzaro. Ritengo che gli operatori del 118, come tanti altri medici non hanno responsabilità sull’accaduto, tutto ciò succede perchè non hanno mezzi per poter lavorare. Se ci soffermiamo a valutare quanto è successo a noi e, non è un caso sporadico ma accade quasi quotidianamente, ci rendiamo conto di cosa hanno fatto alla Sanità nel lametino. La centrale operativa non può gestire un bacino grande come Lamezia e paesi limitrofi con 1 postazione a Lamezia, Maida, Soveria Mannelli e Falerna. Come può coprire i bisogni di una popolazione enorme su un territorio vasto, con pochi mezzi, pochi medici e poche postazioni? E stiamo parlando di necessità urgenti, che servono a salvare delle vite, non di sale da ballo”.

Abbiamo ricevuto la segnalazione con la preghiera di renderla nota, abbiamo accettato perché come associazione da anni ci occupiamo di sanità  in Calabria e a Lamezia in particolare.

Abbiamo inviato questo racconto, soprattutto perché ci rendiamo conto che i medici hanno bisogno di supporto nel loro lavoro ed i cittadini hanno la necessità di avere voce.

Se la politica non interviene con serietà subito, forse farebbe bene a non chiedere un consenso elettorale davanti alle negligenze gravi che mostra ogni giorno nei confronti dei cittadini.

Associazione Senza Nodi – Nadia Donato

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