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Loro due e noi tutti

2 min di lettura

Arrivato sul grande schermo anche la seconda parte del dittico LORO, l’ultima fatica di Paolo Sorrentino ispirata alla figura di Silvio Berlusconi.

Come diversi critici hanno già sottolineato, Sorrentino ha fatto suo, come cifra stilistica, il raccontare il “dietro le quinte” degli uomini di potere, le ombre lunghe gettate da personaggi importanti: dal calciatore all’attore, dal senatore a vita al giornalista fino a Roma e appunto a Berlusconi, inequivocabilmente (che piaccia o meno) figura di riferimento -al ribasso?- culturale e politica e sociale degli ultimi venticinque anni italiani.

loro due

E se si mettono da parte i dubbi sul perché della scelta di dividere il film in due (in tutto, hanno una durata di poco più di tre ore, limando qua e là si poteva offrire un prodotto perfettamente fruibile in una volta sola; e la divisione non è neanche servita, come alcuni pensavano, a portare la prima parte a Cannes e la seconda a Venezia, dando un senso a tutto), LORO 2 è di sicuro un film più riuscito di LORO 1.

Frullati in questo film, sicuramente complesso, sfaccettato e affascinante, ci sono Dino Buzzati (o la sua ombra), il comunismo e il cristianesimo secondo Silvio, Cristo e l’Italia: oltre che uno sguardo che mescola “alto” e “basso”, visto che Berlusconi è ritratto sia prendendo ciò che di lui traspare alla massa -dal jingle Meno male che Silvio c’è alla sua paura dello spauracchio comunista- e ciò che invece la sua figura trasmette a livello emotivo e sociale, lasciando intendere quanto bene o male lui abbia influito sulla storia di noi tutti.

E se funzionano poco i troppi finali messi uno dopo l’altro, si conferma invece perfetta l’interpretazione di Toni Servillo come quella di Elena Sofia Ricci: di sicuro, la figura dell’attore è il centro d’equilibrio di tutto il film, il suo peso specifico. Anche se in fondo in fondo resta un po’ di amaro in bocca pensando al capolavoro che poteva essere e invece non è stato.

 

Valentina Arichetta

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