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Lost in… Lupin: apologia di un ladro gentiluomo di nome Assane Diop

2 min di lettura

Per la nostra rubrica “Lost in… serie tv” è il turno di Lupin. Oggi proponiamo la recensione di quella che è a tutti gli effetti l’apologia di un ladro gentiluomo. Sostanzialmente sottoponiamo all’attenzione una serie tv imprescindibilmente correlata al suo indiscusso e tra l’altro unico protagonista.

Prodotta dalla casa cinematografica Gaumont e pubblicata su Netflix, Lupin trae ispirazione dai romanzi di Maurice Leblanc, ma non narra le vicende di Arsenio Lupin come il nome della serie potrebbe far pensare né tantomeno fa riferimento all’omonimo e famoso cartone animato giapponese. Il celebre ladro viene soltanto preso a modello dall’altrettanto ladro gentiluomo e protagonista dal nome Assane Diop.

Assane è il figlio di Babakar Diop, maggiordomo della ricca famiglia Pellegrini da essa accusato riguardo al furto di un prezioso collier. Condannato ingiustamente, l’uomo si suicida, stravolgendo la vita del quattordicenne Assane. Il ragazzo perciò medita vendetta e venticinque anni dopo decide di compierla, rubando ed indagando alla maniera di Arsenio Lupin, per l’appunto.

Omay Sy, carismatico attore famoso anche per il film Quasi amici, interpreta alla perfezione la parte di Assane, la parte di questo ladro cavaliere, elegante e a modo.

Diop per giunta è uno stratega, è velatamente nerd e ricorda in minima parte il professore de La Casa di carta. Rispetto a quest’ultimo però, Assane, coi suoi curati travestimenti, non solo organizza e coordina le dinamiche da attuare, ma agisce anche in prima persona in ogni suo colpo.

A differenza invece del sociopatico iperattivo Sherlock della BBC, Assane presenta sicuramente meno ingegno ed estro, ma più umanità. Inoltre, per fare un’ulteriore comparazione, la BBC costruisce le vicende di un bizzarro Sherlock Holmes catapultato in una Londra moderna, mentre la Gaumont non propone la storia di un vero e proprio Arsenio Lupin proiettato nel contesto di una Parigi altrettanto moderna. A questo punto viene da domandarsi il perché di una simile scelta e viene da chiedersi il perché di un nome così fuorviante per una serie che ha a che fare con Lupin soltanto di riflesso.

Riguardo al secondo quesito, è probabile che si tratti di una qualche strategia di marketing. In quanto al primo, è possibile che si sia voluto evitare un paragone insidioso col famoso Sherlock della BBC oppure più semplicemente che si sia voluto optare per la creazione di un personaggio quanto più possibile realistico.

Ladro di professione e padre amorevole, Assane Diop, colpisce in effetti proprio per la sua normalità, si pone in netta vicinanza ai fruitori e favorisce in loro l’empatia. Il carattere fallimentare delle sue imprese risulta essere paradossalmente il suo principale punto di forza.

In sostanza, Lupin è una serie godibile, con quel suo giusto mix di umanità, azione e tensione, nonostante la grave mancanza di un avversario veramente temibile, almeno per adesso.

Ne consigliamo la visione, in attesa della prossima stagione che certamente svelerà ciò che attualmente resta di irrisolto.

Simona Barba Castagnaro

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