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Lost in… Stranger things: una serie tv per nostalgici degli anni ‘80

4 min di lettura

Per il nuovo appuntamento di Lost in… è arrivato il momento di recensire Stranger things, una serie tv statunitense ideata da Matt e Ross Duffer e prodotta da Camp Hero Productions e 21 Laps Entertainment per Netflix.

Stranger things è ambientata nella città di Hawkins, nel nord dell’Indiana. E’ il 6 novembre del 1983 e la storia si apre con quattro bambini, Will, Mike, Dustin e Lucas, che stanno giocando a Dungeons & Dragons.  Segue in poco tempo l’inspiegabile sparizione di uno di loro, Will, e parallelamente la comparsa di una bambina dai capelli rasati di nome Undici che, fuggita dall’Hawkins National Laboratory, un laboratorio scientifico segreto, si imbatte nei tre amici di Will che stanno per l’appunto cercandolo.

Da sinistra a destra rispettivamente Will, Mike, Dustin e Lucas

Undici, che è in qualche maniera a conoscenza di quanto accaduto a Will, parla ai ragazzi di una seconda dimensione denominata Sottosopra popolata da terrificanti creature chiamate a  loro volta Demogorgoni. La maggior parte delle vicende della prima stagione pertanto sono per lo più correlate a questa dimensione parallela.

Undici

La seconda stagione invece è ambientata nell’anno seguente, quindi nel 1984. Undici vive a casa di Hopper, capo della polizia di Hawkins, che, a tutti gli effetti, le fa ormai da genitore. In quanto a Will, è stato ritrovato e ha degli ossessivi flashback di quanto vissuto nel Sottosopra e inoltre è perseguitato da un’entità maligna ed ingombrante avente il nome di Mind Flayer. I protagonisti pertanto si ritrovano a dover salvare la città dall’attacco dei demogorgoni che avanzano sotto la spinta propulsiva del Mind Flayer.

Hopper

Infine la terza stagione racconta gli avvenimenti dell’estate del 1985. Quelli che prima erano dei bambini adesso sono degli adolescenti.  Hopper, sempre più legato ad Undici in veste inedita di padre adottivo, sviluppa una tenera ed affettuosa gelosia nei confronti della ragazzina a causa della sua relazione con Mike. A Hawkins in sostanza sembra essere tornata la normalità, sottolineata tra l’altro dall’apertura di un grande centro commerciale che però si rivela a seguire come una copertura per un’operazione segreta sovietica incentrata sull’apertura di un varco del Sottosopra attraverso l’utilizzo di un apposito macchinario.

Un demogorgone

Stranger things è stata accolta molto positivamente dalla critica ed è risultata tra le serie tv più viste su Netflix. La serie del resto risulta piuttosto piacevole e godibile, anche se storicamente e politicamente schierata. Quella dei “russi cattivi” infatti è uno scontato e tipico clichét del capitalismo americano. Tralasciando quindi quest’aspetto piuttosto pretestuoso, Stranger things è una buona serie rivolta soprattutto agli adolescenti, ma anche ai più grandi, nonché ai nostalgici degli anni ’80, anni che vengono richiamati dall’ambientazione nonché da alcuni riferimenti cinematografici piuttosto espliciti. Si pensi a Dustin che nella terza stagione intona la colonna sonora del film The NeverEnding Story (La storia infinita) oppure si pensi a Undici che durante la prima stagione viene nascosta a casa di Mike in maniera piuttosto simile a quanto accaduto ad ET nell’omonimo film, nonché il continuo utilizzo delle biciclette da parte dei ragazzi che rimanda alla medesima pellicola.

Undici e Hopper

Consiglio la visione di questa serie tv della quale tra l’altro è prevista una nuova stagione che sicuramente ci chiarirà i dubbi riguardo le sorti di Hopper, un personaggio amatissimo. Tutti i suoi fans infatti, tra le tante cose, sperano ancora in un appuntamento tra lui e Joyce, madre di Will, interpretata da Winona Ryder.

Joyce

In conclusione, allego la commovente, significativa ed emblematica lettera scritta da Hopper a Undici durante la terza stagione:

“C’è una cosa di cui volevo parlarvi. So che è una conversazione difficile, ma voglio molto bene a entrambi. E so che anche voi vi volete molto bene, motivo per cui credo sia importante stabilire delle regole in futuro in modo tale da costruire un ambiente in cui sentirci a nostro agio, con fiducia e disposti a condividere i nostri sentimenti. Sentimenti. Sentimenti. Dio! La verità è che per tanto tempo ho dimenticato cosa fossero. Ero bloccato in un luogo. Una caverna, potremmo dire, una caverna buia e profonda, finché non ho lasciato degli Eggos nei boschi e tu sei entrata nella mia vita. Per la prima volta, dopo tanto tempo, ho ricominciato a provare qualcosa, ho iniziato a essere felice. Ultimamente però mi sono sentito lontano da te, come se tu ti stessi allontanando da me. Mi mancano i giochi da tavolo la sera, fare waffles spettacolari a tre strati al tramonto, guardare film western insieme prima di crollare dal sonno. Ma stai diventando grande, cresci, cambi, e credo, se devo essere sincero, che questo mi spaventi. Non voglio che le cose cambino. Quindi credo che forse è per questo che sono venuto qui, per tentare forse di fermare quel cambiamento, per portare indietro il tempo e far tornare tutto come prima, ma so di essere ingenuo. Non è così che funziona la vita. Va avanti, va sempre avanti, che ti piaccia o no. E sì, a volte è doloroso. A volte è triste. E a volte, è sorprendente, gioioso. Perciò sai che ti dico? Continua a crescere, piccola. Non lasciare che io ti fermi. Commetti i tuoi errori, impara da essi. E quando la vita ti fa male, perché te ne farà, ricorda quel dolore. Il dolore fa bene. Significa che sei fuori da quella caverna. Ma, ti prego, se non ti dispiace, per amore del tuo povero e vecchio papà, tieni la porta aperta di dieci centimetri”. 

Simona Barba Castagnaro

 

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