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Mario Tassone: “Un 2 giugno questo da vivere intensamente”

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“Quest’anno non è solo la celebrazione della nascita della repubblica nel 1946, ma è il riaccendersi della speranza di novità positive dopo mesi di un contagio con la scia di lutti, di difficoltà economiche e di drammatiche insicurezze” afferma, in una nota, Mario Tassone

La ricorrenza del 2 giugno quest’anno non è solo la celebrazione della nascita della repubblica nel 1946, ma è il riaccendersi della speranza di novità positive dopo mesi di un contagio con la scia di lutti, di difficoltà economiche e di drammatiche insicurezze.
Lo Stato nella iniziale fase del virus ha dovuto fare i conti con le antiche impreparazioni,con i deprecabili pressappochismi, con la occupazione di spazi di tanti approfittatori muniti di vergognosi salvacondotti. Un decadentismo culturale dove l’individualismo ha prevalso per un lungo periodo.
Ma il Paese nella sua stragrande maggioranza ha poi ritrovato il senso della solidarietà che ha colmato le insufficienze delle istituzioni.
Un 2 giugno questo da vivere intensamente per ritrovare fiducia, volontà di uscire dal tormento di tanti mesi. Si auspica di “entrare nella normalità”. Ma quale normalità?
Non quella falsa che il Paese vive dal 1994. Forti dalla drammatica esperienza di questi mesi dobbiamo ricomporre certezze svanite, restituire alle istituzioni la rappresentanza della sovranità popolare, riannodare le fila di tante realtà sociali scomposte verso una prospettiva in cui libertà e democrazia siano valori da preservare con coraggio.
Le riforme sempre annunciate e continuamente differite, vanno fatte per evitare che la utilizzazione delle risorse europee si polverizzino nel tritacarne dei tempi lunghissimi e delle ricadute improduttive.
Riforme per ricostruire lo Stato, per ridare alla politica il primato per garantire alle istituzioni l’agibilità ed espropriare gruppi di potere dagli spazi che abusivamente hanno occupato.
La riforma della giustizia deve essere vera in un quadro istituzionale in cui equilibri tra poteri e Stato di diritto non siano solo evocati ma vissuti.
Questa è la cesura nei confronti dei populismi, degli estremismi, delle ignobili farse di queste anni. Le scuse di Di Maio fanno chiarezza di un periodo nefasto della nostra repubblica dove si sono imposti i seminatori di odio,gli impostori,i giullari del VFC, I detrattori che hanno infangato i parlamenti e i parlamentari della storia repubblicana. Festeggiamo il 2 giugno. Apriamo una fase nuova.
I pentiti come Di Maio possono esserci da spettatori per apprendere.Chi ha volutamente creato un clima di lacerazione non può avere aperture di credito.
Se Letta insegue i 5 Stelle lo faccia però con la consapevolezza di operare una discontinuità dalle tradizioni politiche che hanno contribuito a redigere la Costituzione. Sia un 2 giugno di riconciliazione, di chiarezza, di ritrovato senso dello Stato.
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