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Restaurato l’orologio civico di Serrastretta attribuibile al meccanico De Fazio

3 min di lettura

Il meccanismo dell’orologio civico e il quadrante saranno esposti al Museo della civiltà contadina

SERRASTRETTA. Dopo mesi di restauro, è stato messo in funzione ieri il meccanismo dell’orologio civico di Serrastretta che, secondo fonti orali purtroppo ancora non completamente verificate, sarebbe attribuibile al meccanico Bernardino De Fazio, operante tra Sila e Reventino fino ai primi del Novecento, esperto di meccanica e allievo presso le ferriere di Mongiana.

Il meccanismo, utilizzato tra il 1915 circa e il 1966 come orologio civico incastonato sulla facciata della Chiesa matrice, è stato recuperato dalla pro loco del paese montano, presieduta da Luigi Paletta, che, dopo averne fatto il proprio simbolo, la ha affidata al lavoro di restauro del dottor Augusto Cocozza di Napoli.

Non potendo esser presente alla cerimonia di inaugurazione, ha inoltrato una relazione tecnica illustrando gli interventi effettuati sia sul meccanismo in sé che sul quadrante, quest’ultimo non attribuibile al De Fazio.

Dopo una breve excursus sulla personalità introversa e riservata del meccanico serrastrettese, fortemente colpito dalla morte del figlio avvenuta nel 1915 nella Grande Guerra, anno dal quale il De Fazio smise di lavorare proprio perché atterrito dal dolore, la serata si è concentrata sulla ricerca storica condotta dallo studioso Giovanni Fazio che, con dati alla mano provenienti dagli archivi di Napoli, Catanzaro e Serrastretta, ha spiegato il percorso burocratico che ha condotto poi all’acquisizione dell’orologio civico.

La ricerca, come ha spiegato Fazio, ha seguito due filoni: quello della tradizione orale, che finora ha dato scarsi risultati, e quello della ricognizione documentale, che invece ha permesso di individuare la presenza di un orologio civico (non quello attribuito al De Fazio) già dal 1718.

La storia degli orologi civici serrastrettesi, necessari per la scansione dei tempi soprattutto per il lavoro nei campi e nelle botteghe, ha inizio con le espresse richieste formulate del primo ventennio del Settecento, quando, in maniera insolita per un paese del sud Italia, dai documenti emerge la richiesta di costruzione di un orologio. Questo meccanismo rimase in funzione fino all’epoca napoleonica: nel 1809 infatti venne sostituito da un orologio universale, ossia a dodici ore come siamo abituati a vederlo ai giorni nostri, in quanto quello precedente era legato alle abitudini monastiche, quindi non affine ai venti di modernità svincolata dalla Chiesa di cui si faceva promotore Napoleone. Fino al 1857 l’unico orologio di cui si fa menzione nei documenti e ancora quello universale d’epoca napoleonica che viene più volte riaccomodato e, proprio per motivi di manutenzione, nel 1893 appare per la prima volta il nome del meccanico Bernardino De Fazio: il primo intervento è quindi una riparazione al vecchio orologio.

Tre anni più tardi, a causa di una probabile assenza del De Fazio che forse si trovava in America, l’orologio venne riparato da un certo Pietro Gigliotti; tuttavia nel 1899 il nome di De Fazio riemerge nei documenti in quanto viene contattato per un nuovo intervento.

Tra i primi anni del Novecento e il 1966 non c’è più traccia dell’orologio civico nelle carte degli archivi, l’ipotesi è che essendo un periodo abbastanza scarno di risorse finanziarie per i comuni, a causa delle guerre, si preferisse tener traccia di questioni rilevanti. A questo punto la ricerca storia documentale cede il passo a quella legata all’oralità, ai ricordi dei serrastrettesi che effettivamente ammettono una sostituzione del vecchio orologio civico con un meccanismo nuovo che però, pur segnando le ore, non le scandiva i maniera udibile pertanto risultò inutile e si dovette sostituirlo proprio nel 1966, anno in cui venne acquistato l’orologio civico attualmente in funzione.

Lo storico Giovanni Fazio conclude ammettendo l’impossibilità di affidare la certa paternità del meccanismo a Bernardino De Fazio, ma la struttura dello stesso lascia un ampio margine per poter ammettere che sia sicuramente una sua opera.

Attualmente, come abbiamo accennato, chi volesse ammirare la struttura quale esempio di illuminata elaborazione meccanica, potrà recarsi al Museo della civiltà contadina di Serrastretta dove rimarrà esposta.

Daniela Lucia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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