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Palazzo Nicotera, Settis presenta Architettura e democrazia

3 min di lettura
Settis - LameziaTermeit

Salvatore Settis ha incantato il pubblico presente all’evento

 

Era un cortile affollato quello che ieri ha accolto, a Palazzo Nicotera-Severisio, Salvatore Settis.

L’archeologo e storico dell’arte nativo di Rosarno ha infatti coinvolto il pubblico presentando la sua ultima fatica Architettura e democrazia. Paesaggio, città, diritti civili (Einaudi), ispirato da un corso che egli ha tenuto nella facoltà di Architettura di Reggio Calabria. Ricordiamo a tal proposito che il 14 gennaio 2014 il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca Maria Chiara Carrozza ha conferito a Settis, proprio a Reggio Calabria, nel corso di una cerimonia svoltasi nell’Università “Mediterranea” la laurea honoris causa magistrale in Architettura.

L’incontro, organizzato dalla Libreria Tavella in collaborazione con il Sistema Bibliotecario Lametino e il Centro Riforme Democrazia Diritti, è stato coordinato dal giornalista Salvatore D’Elia con la presenza inoltre del prof. Renato Laganà, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Vari e importanti sono i temi affrontati nel testo dell’attuale presidente del consiglio scientifico del Louvre e sviscerati durante l’incontro: l’etica dell’architetto, una ricostruzione storico-giuridica dei tanti interventi fatti non solo in Italia ma in tutto il mondo a tutela del paesaggio e del territorio, la prospettiva politica.

Sin dalle prime pagine del libro, definito da Settis “libro di scuola”, è chiaro il leimotiv del testo che è innanzitutto il metodo, fatto da uno sguardo d’insieme a due elementi particolarmente importanti: il paesaggio e l’architettura quali patrimonio comune. Si nota però anche un approccio politico del paesaggio nell’accezione più ampia e nobile del termine, un approccio che tende alla responsabilizzazione dei cittadini rispetto al territorio.

Non ha un approccio ambientalista Settis, non vi sono fantasiose evocazioni di un mondo che non c’è più e che avrebbe potuto esserci, ma c’è una sollecitazione alla responsabilità di ognuno di noi in una concezione del paesaggio non estetica ma più che mai civile.

“Esiste un diritto legato al paesaggio? – esordisce infatti Settis- chi ha il diritto di modificare il paesaggio? Ha il diritto di farlo qualsivoglia architetto che voglia lasciare il suo segno? […] Questa modifica deve essere legata ad un tessuto di responsabilità e sono le responsabilità degli architetti, dei politici, ma soprattutto dei cittadini. Dobbiamo farci carico delle responsabilità che abbiamo in quanto cittadini”.

Città e paesaggio incarnano quindi valori collettivi essenziali per la democrazia. Formano un orizzonte di diritti a cui deve rispondere la responsabilità dell’architetto, perché il suo lavoro incide sull’ambiente e sul tessuto urbano, determina la qualità della vita quotidiana, modifica le dinamiche della società. In un paesaggio inteso come teatro della democrazia, l’impegno etico dell’architetto può così contribuire al pieno esercizio dei diritti civili: diritto alla città, diritto alla natura, diritto alla cultura.

Il professore ci tiene a dissacrare, anche simpaticamente ma cogliendo nel segno, il senso di una frase citata spesso come uno slogan e che di conseguenza rischia di essere usata a sproposito: la bellezza salverà il mondo, una frase del principe Miškin ne L’idiota di Dostoevskij.

Un’espressione che, sottolinea Settis, “è una frase completamente priva di senso, perché se noi non salviamo la bellezza lei non salverà noi. Per poter salvare la bellezza – continua – dobbiamo ricordarci che non c’è bellezza senza storia, la bellezza dei nostri paesaggi è legata alla nostra memoria storica e culturale di quello che i nostri paesaggi ci dicono. E intanto ci circondano spazi residuali, infrastrutture periferie, non luoghi, zone grigie, rovine urbane. Ogni città storica è diversa dalle altre, perché difendere col sangue la diversità di religione o di sesso e non la diversità fra le città, chi ha detto che tutte le città devono essere uguali? Perché tutte devono avere i grattacieli?”.

Al termine dell’incontro Salavatore Settis ha risposto anche alle domande del pubblico e di quanti hanno chiesto cosa si possa fare per un territorio come quello di Lamezia Terme ferito dall’abusivismo dilagante, da strutture fatiscenti e da spazi spesso lasciati all’incuria del non-finito.

Valentina Dattilo

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