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Panedigrano: non riconsegnare la Calabria a questa improponibile destra

3 min di lettura

Nicolino Panedigrano

Ieri in Israele per mandare a casa Netanyahu si sono messi insieme per formare il Governo partiti che vanno dalla destra ebraica sionista fino alla sinistra di Meretz e al partito islamico moderato

Comunicato Stampa

E non si tratta neanche di un primato. Negli USA la sinistra americana, sconfitta alle primarie del Partito Democratico, si è fortemente impegnata nella campagna pro Biden, imponendogli ora un’agenda politica decisamente spostata su temi sociali, solidali ed ambientali. Prima ancora in Spagna la sinistra catalana di Esquerra Repubblicana (i cui massimi esponenti sono prigionieri nelle carceri di Madrid con pesanti condanne per sovversione) allo scopo di mandare a casa la destra spagnola dà il suo appoggio al Governo di sinistra di Sanchez.

C’è da chiedersi allora come sia possibile che in Calabria per cercare di mandare a casa uno Spirlì, un Tallini, un Talarico, gli Occhiuto, i Gentile e insieme a loro tutti i vecchi arnesi della destra degli affari, dei legami oscuri e delle clientele, non si riesca a formare e tenere unito un campo progressista e di sinistra calabrese.

E la risposta è che si tratta purtroppo di una dannazione storica della sinistra e dei progressisti calabresi. E’ evidente come agli occhi di qualcuno di quelli che, volenti o nolenti, vanno ascritti tra i progressisti sia meglio da una parte non contaminarsi e dall’altra coltivarsi i propri singoli orticelli.

Eppure di tentativi coraggiosi, ma tutti falliti, di conquista del “Palazzo d’Inverno” da parte del civismo calabrese pulito e volenteroso ne abbiamo vissuto tanti. Per fermarci a quelli recenti, si va dal primo tentativo di Pippo Callipo a quello di Tansi e dello stesso Movimento 5 Stelle, che, nonostante un anno e mezzo prima avessero avuto in Calabria un plebiscito alle elezioni politiche, alle ultime regionali non solo non hanno conquistato la Regione, ma non sono nemmeno riusciti a superare lo sbarramento dell’otto per cento per essere rappresentati nel consiglio regionale. E questo interroga non solo la coscienza dello schieramento civico, ma anche di quanti nello schieramento del centrosinistra tradizionale pensano che pur di liberarsi dei lacciuoli del civismo intransigente, val bene anche perdere la partita.

In Calabria la destra è forte, è divisa in bande, ma ha anche subito gravi colpi da recenti inchieste, che ne hanno messo in luce profondi intrecci con il sistema ndranghetista. Se non vorremo a tutti i costi continuare a farci del male, può essere battuta da un campo progressista che si presenti il più unito possibile ed attento ai temi del lavoro, dello sviluppo sostenibile e della solidarietà sociale.

Ora come mai non possiamo davvero permettercelo. Pochi o assai e bene o male sono in arrivo i fondi del Recovery Plan. Si deve sperare che da questa parte dello schieramento politico tutti possiamo convenire che, con tutti i limiti, un campo progressista unito e forte di una componente civica, che esprima rappresentanti delle tante battaglie sociali e di legalità prodotte in Calabria anche in questi ultimi anni, possa fornire una maggiore garanzia rispetto ad una tale destra, che quei fondi non finiscano, come è successo tante volte in passato e fino all’altro ieri, nelle mani dei soliti prenditori (o peggio ancora della ndrangheta) o addirittura con non essere utilizzati e restituiti all’Europa.

Ed allora, siccome non crediamo che ci possa essere qualcuno che metta in discussione le qualità morali e le capacità di rapportarsi con i problemi reali di Nicola Irto (persino la novità della candidatura di un politico giovane, ma ben radicato), cogliere ancora adesso la sua disponibilità unitaria a fare delle reali primarie di coalizione non solo galvanizzerebbe e darebbe slancio al campo progressista, riportando al voto i tanti e tanti delusi della sinistra, ma addirittura servirebbe, qualsiasi ne fosse l’esito, a rafforzare (come negli USA) i temi sociali, ambientalistici e solidaristici dell’agenda di un futuro governo regionale progressista. Soprattutto, e scusate se è poco, non riconsegnerebbe la Calabria a questa improponibile destra.

Nicolino Panedigrano

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