LameziaTerme.it

Il giornale della tua città



«Pari ‘nnu mbècchju»: chi era costui?

2 min di lettura

«Sembra un tacchino!»: letteralmente è questa la traduzione di un modo di dire alquanto telegenico per un tipo cinematografico e non solo

Lo si dice con riferimento ad un individuo stizzoso e che vada in bestia per un qualsiasi futile motivo: l’impeto è riconducibile, per trasferimento delle caratteristiche, al rosso vivo che assumono spesso i bargigli di questi gallinacei.

 Per la cronaca, comunque, il Giusti ha saputo ben ampliare la sfera d’influenza/influencer sul piano metaforico: «sbuffa, cammina a pause, par di mota, pare un t. quando fa la rota», riferendolo a persona vanitosa.

In quest’accezione troverebbe spazio fecondo persino il nostro adagio «pur’ ᾿u mbècchju vò ffar’᾿u zzitu» («anche il tacchino vuol fare lo sposo!»): espressione che si rifà alla favolistica popolare e che si usa a proposito di una persona, soprattutto di una certa età, che si dà troppe arie, mentre avrebbe seri motivi per starsene in disparte, per non esporsi in pubblico.

Magari una lettura ovidiana potrebbe svaporare un po’dei suoi ormoni in circolazione: «l’età adatta alla guerra è la stessa all’amore: è indecoroso un vecchio soldato come un amore senile» (Am. 1, 9).

Beh, probabilmente è il caso di dire «forse» con buona pace della letteratura per come vanno le cose un po’ovunque. Insomma, non solo c’è chi fa il gallo o il galletto: tolti i capponi manzoniani, poveracci, in questo Postal-market dei don Giovanni possiamo aggiungere addirittura chi fa il tacchino, senza dimenticare in ambito avicolo chi nella vita d’ogni giorno fa pure il pavone che, per inciso, è il non plus ultra dell’ilarità. Sarà un caso che tacchinare è sinonimo di cuccare o rimorchiare?

Il potere dell’effimero nell’insostenibile leggerezza dell’essere: stride nell’allusiva retro-comunicazione la lectio magistralis di Milan Kundera, al di là delle goliardiche tifoserie, ed al di qua di tanti autogol domestici. Una voltata, ed una ri-girata: la vita in padella, sic! A buon intenditore, poche parole…

Prof. Francesco Polopoli

Click to Hide Advanced Floating Content