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Partigiani della scuola pubblica: “Gli studenti devono poter scioperare”

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LAMEZIA. Riceviamo e pubblichiamo: “I Partigiani della Scuola Pubblica ritengono che lo sciopero sia una manifestazione pacifica di dissenso verso qualcosa che non funziona e che si vorrebbe migliorare e, pur nella sua dirompenza fisica e spaziale, anche lo sciopero lascia aperta la porta del dialogo.

Friday for future, anche a Lamezia lo sciopero per il clima

Nei giorni scorsi è successo qualcosa che, comunque la si giudichi, è da considerarsi una giornata importante, uno spartiacque: dopo la protesta diventata ormai famosa della giovane studentessa scandinava Greta Thunder, nella giornata di venerdì scorso è stato proclamato uno sciopero globale, ovvero in ogni angolo del pianeta i ragazzi hanno sfilato per le strade di circa 1800 città, quasi 200 città italiane sono state invase da cortei di studenti che con il Friday for Future chiedono più attenzione per l’ambiente, causa ritenuta da tutti sacrosanta. Lo sciopero, ossia il diritto di manifestare, ex articolo 21 della Costituzione, è un modo di dire pubblicamente: non sono d’accordo, parliamone, ricominciamo. È un diritto degli adulti, dei lavoratori e anche dei ragazzi, non solo perché lo dice la Costituzione, ma perché sono parte in causa e magari qualche idea al riguardo ce l’hanno, se qualcuno volesse ascoltarli. Noi vogliamo i ragazzi conformi a un comportamento che spesso gli stessi adulti disattendono e quando si alzano dalla playstation o dal cellulare (siamo bravi ad accusarli a ogni piè sospinto) per qualcosa di buono c’è chi pensa addirittura di punirli, tanto per ribadire che a scuola si deve sì parlare di Cittadinanza e Costituzione perché formiamo cittadini, ma non si possono avere spazi di discussione, di dissenso, di sensibilizzazione o di attenzione che partano dagli studenti.

La scuola, bisognerebbe ricordarlo, è anche (o soprattutto) passione: passione che i ragazzi hanno manifestato per un’idea di futuro da costruire diversamente. Eppure in alcune scuole (ad esempio il Polo Tecnologico di Lamezia Terme) hanno trovato dirigenti che non intendono giustificare assenze per sciopero e la segnano come assenza arbitraria, ovvero dirigenti che si arrogano il diritto di dire: lo studente quel giorno – in sostanza – non ha avuto voglia di alzarsi dal letto e a scuola non è andato.  Eppure questi “dirigenti” dovrebbero sapere che la nostra Costituzione ancora riconosce “il diritto di sciopero” e la libertà di manifestare il proprio pensiero. Come credono di poter educare i ragazzi a una crescita socialmente consapevole se li colpevolizzano per aver voluto dimostrare il loro pensiero, se quel giorno – un giorno storico per molti aspetti, sul quale a scuola si dovrebbe dibattere, anziché ignorare – si dice loro che sono stati fannulloni? L’azione educativa parte anche da questi distinguo:  l’assenza arbitraria in quella giornata non è soltanto contro ogni logica educativa, ma è soprattutto offensiva nei confronti degli studenti liquidati come incapaci di pensare, di avere un proprio senso critico, di protestare per un futuro che noi stiamo consegnando nelle loro mani pieno di falle. Ecco perché riteniamo che tale azione del dirigente – e di tutti i dirigenti che hanno seguito questo orientamento – vada denunciata e restituita per quel che è: un’azione contro ogni principio di educazione alla responsabilità, alla partecipazione, alla cittadinanza attiva. Questi principi sono elementi di cui gli stessi dirigenti stanno ben attenti che siano scritti nelle programmazioni dei docenti, salvo disattenderli nei comportamenti, spesso con la complicità degli stessi insegnanti.

 

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