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Presentato “Alla ricerca del cibo perduto” di Pietro Ardito e Manuelita Iacopetta

3 min di lettura
Iacopetta-Scaramuzzino-Cozzitorto- Ardito

Un viaggio nella tradizione gastronomica della Calabria tra storia, miti e leggende

Un viaggio nella tradizione gastronomica della Calabria tra storia, miti e leggende al centro del libro” Alla ricerca del cibo perduto”, scritto a quattro mani da Pietro Ardito e Manuelita Iacopetta, pubblicato da Grafichéditori e presentato dall’Istituto Einaudi di Lamezia Terme nel rispetto delle vigenti norme anti- Covid.

L’incontro, moderato dalla giornalista Maria Scaramuzzino, ha messo in luce l’importanza del cibo nella società calabrese nella costruzione dell’identità sia individuale che comunitaria e la sua originalità a livello di contenuti e stile. Ricco di aneddoti, notizie e ricette risalenti anche a 10.000 anni fa, cioè al Paleolitico, il libro ci consegna un patrimonio a carattere sociale, divulgativo, antropologico da consegnare alle future generazioni e soprattutto agli studenti poiché «racchiude una valenza didattica e formativa non indifferente e convalidata dalla sua presentazione in un istituto di richiamo all’argomento proposto qual è l’Einaudi» come ha evidenziato la dirigente scolastica Rossana Costantino.

«Il libro nasce – ha spiegato Manuelita Iacopetta – quasi per scherzo nel periodo della pandemia in cui, per superare la solitudine e fare qualcosa per distrarmi, io, insieme al dottore Ardito, abbiamo recuperato un centinaio di ricette che erano andate perdute per cercare di far rivivere il patrimonio gastronomico che abbiamo in Calabria. Abbiamo evitato che le ricette, appartenenti ai vari periodi, si perdessero e soprattutto abbiamo cercato di farle conoscere ai giovani». Il volume, di cui l’attore Mario Maruca ha interpretato alcuni brani, si apre opportunamente con le tradizioni gastronomiche contadine della prima metà del ‘900 nel tempo in cui dominava la fame, le ristrettezze, la scarsezza economica, la penuria alimentare e di conseguenza anche la cucina era caratterizzata da piatti poveri, vegetariani e di scarso apporto nutrizionale. « Il libro – ha affermato il coautore Pietro Ardito- è il risultato di una serie di interviste a persone calabresi, alcune volutamente anonime, su ricette più disparate che ci danno la memoria dei ricordi e ci orientano in una nuova dimensione del rapporto con cibo facendoci risalire alla nostra identità e a quello che siamo».

Nel corso dell’incontro è emersa una Calabria che ci propone una cucina dagli odori e sapori diversificati indici di un valore che si aggiunge alle bellezze ambientali e storiche. La cucina tipica di un luogo si ricollega alle sue tradizioni ataviche e rappresenta la sintesi tra storia e cultura dimostrando che i calabresi hanno considerato e trattato il cibo non solo nella normale vita quotidiana ma anche nei riti e nelle feste rapportandolo con il paesaggio agrario, con le tradizioni, con le sagre, con l’ arte, la letteratura, la filosofia e perfino con la teologia. .

«Il libro – ha commentato il critico Tommaso Cozzitorto – si legge velocemente e con piacere, non è noioso ed è molto interessante capace di ampliare, attraverso le ricette, la conoscenza geografica della nostra Regione insieme a quella sociale, divulgativa, letteraria e antropologica. Ci fa rivivere passato e presente. È da rilevare che gli autori sono riusciti a far emergere la loro personalità evidenziando ironia, carattere, capacità di sapersi prendere in giro e mettersi in gioco. Da non trascurare il fatto che il libro ci fa risalire alla nostra identità, in tempi di globalizzazione, ricostruendo una storia sociale e ci offre un contributo per un maggiore approfondimento della storia della nostra Regione».

Tutti i brevi interventi del sindaco Paolo Mascaro, dell’assessore alla Cultura Giorgia Gargano, dell’assessore allo Spettacolo Luisa Vaccaro, del presidente del consiglio comunale Giancarlo Nicotera hanno elogiato le qualità del libro sia a livello contenutistico che didattico ritenendo il volume adatto alle scuole di ogni ordine e grado.

Lina Latelli Nucifero

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