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Quel nostro strano ngre ngre

2 min di lettura
rana

D’emblée il rimando al verso pascoliano «nei campi / c’è un breve gre gre di ranelle» mi spiega lo strano intercalare del nostro vernacolo lametino

C’è tutto il gracidare in questa forma onomatopeica, riferibile a ranocchi e a raganelle (vedasi in Dante «e come a gracidar si sta la rana Col muso fuor de l’acqua» (Dante), ancorché possa pure indicare il chiocciare delle galline, lo schiamazzare delle oche, il gracchiare dei corvi.

In ogni caso è un suono che fa rumore: pertanto disturba e non ti fa combinare nulla. Oggi potremmo semplificare il tutto dicendo di starcene in panciolle, espressione quest’ultima foggiata con la terminazione -olle dei nomi di alcune località toscane (come Bracciolle, Marignolle, Terzolle), più pancia e presenza, come siamo abituati a definire dalle nostre parti anche una certa forma di passività.

Forse una locuzione più vicina a quella fonica di ngre ngre è scura oji e bbeni ddumani, che nell’evidenziare una snervante monotonia lascia intendere che non si vede nulla di nuovo malgrado la luce del sole, il che è fortemente innaturale.

Quindi, bando alle ciance e alle distrazioni: la sapienza popolare ci invita, per contrasto, all’azione, prima del noto principio della rana bollita, che nel gre gre ha sbrodato la sua poca intelligenza.

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone (Noam Chomsky).

Insomma, non aspettare che “l’acqua bolla”: deciditi di saltare!

In mezzo a stu ngre ngre, passa oltre per impiegare meglio il tuo tempo, che è meglio!

Prof. Francesco Polopoli

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