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IN RICORDO DI ADELE BRUNO

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I DATI

Un dato salta subito all’attenzione di chi spulcia le carte dell’archivio di Stato di Lamezia: le tante, troppe vittime di violenza spesso sfociata in omicidio, dai primi anni del ‘900. Donne e bambini: persone. Solo nei primi anni ’90 si iniziò però a parlare di “femminicidio”: e non tanto per differenziarlo dall’analogo “omicidio” (che contrariamente all’apparenza, etimologicamente non si riferisce all’ uomo invece che alla femmina, bensì all’uccisione di un proprio simile), quanto per evidenziare quel particolare, brutale crimine che proviene dalla violenza-abuso dell’uomo sulla donna. Quindi, identificando i casi di omicidio in cui una donna viene uccisa per motivi basati sul genere, forme di violenze fisiche o psicologiche che portano a schiavitù e morte. Oltre 200 i femminicidi registrati tra il 2011 e il 2013 in Italia, nomi e volti che ti restano indelebili nella mente e uno tra tutti qua a Lamezia verrà sempre ricordato, Adele Bruno, una dolce ragazza che ha pagato con la vita la sua ingenuità.

IL CASO

È il 2011 un giorno come tanti, e Adele si fidava di colui che la condusse in aperta campagna a Lamezia quel pomeriggio di una domenica di fine ottobre: Adele è morta per mano di colui che la chiamava amore e oggi, che avrebbe compiuto 33 anni, una manifestazione nell’istituto Einaudi dove lei stessa aveva studiato la ricorda. Ma è anche e forse soprattutto (perché Adele è più bello ricordarla onorando il suo nome e dando un senso alla sua morte senza senso) una mattinata di prevenzione quella di “Donne e uomini che cambiano. Noi Adele Bruno la ricordiamo così…” manifestazione organizzata dall’associazione Ara e da Donne Insieme per spiegare e far comprendere ai ragazzi -e a tutti noi- che si possono evitare tragedie del genere, e che il vero amore non è malato, non è violento, non è dolore.

L’EVENTO

Maria Scaramuzzino introduce e modera delicatamente, con i modi di una mamma con i suoi figli, un argomento che potrebbe risultare pesante agli occhi di un gruppo di studenti. Sono giustamente intervenuti per primi i familiari con un messaggio, letto da Nadia Donato, e che si sfogano così: “(l’assassino) Venga trasferito di carcere. È assurdo che sconti la pena così vicino ai suoi cari e a noi, che non rivedremo più Adele”. Presenti poi il sindaco Paolo Mascaro, l’assessore alla cultura Simone Cicco, il magistrato Giovanni Garofalo: “Si uccide ciò che si ritiene nostro di diritto: lo Stato cerca di tutelare la donna ma da solo non ci riesce, e per questo è importante la prevenzione”, dice così il magistrato lametino della corte d’assise di Cosenza spiegando ai ragazzi presenti i vari tipi di omicidio. Aggiunge Caterina Ermio, presidente nazionale dell’associazione Donne Medico: “La violenza è vicino a noi, c’è sempre perchè non è solo femminicidio, per questo la persona va tutelata e sostenuta nella sua sofferenza”. Ancora, Renata Tropea, presidente della sezione lametina dell’associazione Donne Medico: “Confidatevi, non lasciate correre nessun episodio di violenza, Lamezia è vicina a tutte le persone, non solo alle donne che subiscono e che hanno bisogno di aiuto”. Gli studenti hanno quindi dialogato con i giornalisti presenti che hanno ricordato le tragiche giornate dall’omicidio fino al processo. Sono stati anche letti dei brani scritti dalla giornalista Nadia Donato, tra cui “Amami”, e delle brevi riflessioni sulla violenza subita dalle donne.

Il M° Francesco Sinopoli ha pensato all’accompagnamento musicale, eseguendo in apertura Gli Uomini non cambiano di Mia Martini.

Noi di lameziaterme.it vogliamo pensare (e ricordare) Adele così: come un angelo, unico tra tanti, che parla di prevenzione contro la violenza tra le nuvole del paradiso, perché anche gli angeli custodi hanno bisogno di imparare e capire come difendere e come difendersi.

 

Valentina Arichetta

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