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L’avv Bevilacqua spiega ricorso della Procura su incandidabilità di Mascaro

3 min di lettura
antonello bevilacqua

La redazione di LameziaTerme.it dopo il ricorso della Procura sulla incandidabilità dell’avv. Paolo Mascaro ha richiesto di chiarire meglio le motivazioni del ricorso ad Antonello Bevilacqua, noto avvocato Lametino nonchè ex Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme

La richiesta nasce dalla necessità di rendere ancora più chiare le motivazioni del ricorso della Procura che si è vista rigettare per improcedibilità il proprio reclamo dalla Corte d’Appello con sentenza n°51 del Novembre 2019.

Ecco il testo prodotto dall’avvocato Bevilacqua che chiarisce in maniera chiara e scrupolosa tutta la procedura e il motivo del ricorso stesso:
“Occorre premettere che la sentenza del Tribunale di Lamezia Terme dell’Agosto 2018 – che, come noto, ha dichiarato incandidabili Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino ed invece candidabile Paolo Mascaro- è stata impugnata da quattro separate parti: Ministero dell’Interno con riferimento alla dichiarata candidabilità di Mascaro; Procura della Repubblica di Lamezia Terme (autonomamente ed a sostegno del Ministero) sempre con riferimento alla dichiarata candidabilità di Mascaro; Paladino e Ruberto  con riferimento alle incandidabilità rispettivamente dichiarate per ognuno dei due.
La legge prevede che, in questi casi, l’impugnazione si propone depositando in Corte d’Appello un atto (cd. reclamo) di seguito al quale il Giudice adito fissa con decreto l’udienza di comparizione delle parti, con onere per chi impugna di notificare alle altre parti reclamo e decreto di fissazione udienza.
A tanto, in effetti, hanno provveduto tutte le parti reclamanti, ad eccezione della Procura della Repubblica, che non vi ha provveduto neppure dopo che la Corte d’Appello, rilevata in udienza l’omessa notifica, aveva in quella sede ordinato l’incombente entro un dato termine.
Nel trattare e giudicare unitariamente tutti i reclami proposti avverso quella medesima sentenza, la Corte d’Appello, a fronte dell’omissione di notifica della Procura, ha formalmente suddiviso in due provvedimenti la propria comunque unica decisione:
– con sentenza n. 50 del Novembre 2019, rigettando il reclamo del Ministero dell’Interno e le tesi a suo sostegno, ha confermato nel merito la decisione  del Tribunale di Lamezia Terme ribadendo la candidabilità di Paolo Mascaro;
– con sentenza n. 51 del Novembre 2019 non ha potuto far altro che sancire l’improcedibilità del reclamo della Procura della Repubblica.
Tale dichiarazione di improcedibilità (sentenza 51/2019), evidentemente, nulla ha aggiunto e nulla ha tolto al dibattito processuale concernente il merito dei reclami, nei quali la medesima Procura della Repubblica era comunque parte.
Ciò ancor di più atteso che la stessa Procura della Repubblica aveva sostenuto nel proprio reclamo che quel suo atto (sostanzialmente sovrapponibile a quello del Ministero dell’Interno) era comunque da intendersi quale difesa a sostegno delle tesi del Ministero stesso. In sostanza la tesi della Procura (che come abbiamo visto era incorsa in un errore tecnico ed ha visto dichiarare improcedibile il suo ricorso) è stata nel processo sostenuta comunque dal Ministero che utilizzava gli stessi argomenti difensivi.
Per tali motivi, a parere di chi scrive, la dichiarazione di improcedibilità del solo reclamo della Procura della Repubblica, non incide in alcun modo sul merito della sentenza emessa dalla Corte di Appello (n. 50/2019) e che ha confermato la candidabilità di Mascaro.
Ferme le ragioni politiche che ognuno intenda, a torto o ragione, dare alla notizia della impugnativa in Cassazione da parte della Procura, rimane il fatto che il ricorso per cassazione, cui la stampa ha dato molto risalto pur non spiegando nel merito la realtà dei fatti, investe dunque una mera appendice processuale della decisione principale sui reclami, che invero non appare comunque idonea, a mio avviso, a scalfire la sentenza di merito pronunciata dalla Corte d’Appello in favore di Paolo Mascaro. “

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